L’agro-alimentare in vetrina alla Fiera dell’Agricoltura di Treviglio e Gera d’Adda

Apre sabato 23 aprile - e si protrarrà fino a lunedì 25 aprile - la 24.a edizione della Fiera dell’Agricoltura di Treviglio e della Gera d’Adda, una rassegna di livello interregionale che raccoglie un alto numero di operatori del settore primario nonché dell’industria agro-alimentare.

Si tratta di una manifestazione - come sottolinea l’assessore provinciale all’Agricoltura, Luigi Pisoni - caratterizzata da elevati standard qualitativi, e capace di dare visibilità alla realtà agricola bergamasca. Ma è anche l’occasione per fare il punto sull’andamento del comparto agricolo nella nostra provincia, in particolare per quanto riguarda le produzioni animali, e alle attuali tendenze dei mercati agricoli.

BOVINI

Nella Bergamasca, la consistenza del comparto bovino resta sostanzialmente invariata, ad eccezione di un calo tra il dicembre 2003 e il giugno 2004 nel numero di vacche da latte.

Il comparto carne sta attraversando da tempo una profonda crisi strutturale, con andamenti di mercato in generale di debole remunerabilità. Rispetto al 2003 è diminuita l’importazione di animali da ristallo, fenomeno dovuto all’elevato costo dei soggetti e i ridotti margini di guadagno al termine del periodo di ingrasso.

Si è registrato inoltre un calo anche nel numero dei vitelli a carne bianca, ciò è dovuto anche alla necessità di provvedere alla ristrutturazione degli allevamenti per conformarli alle vigenti normative in materia di benessere animale.

Dato controcorrente, dal raffronto con il 2003, è l’andamento positivo dei prezzi per i vitelloni frisoni e per le vacche a fine carriera.

Le aziende titolari di quote di produzione in provincia di Bergamo ammontano a 1139, e rappresentano il 13,2% del totale della Regione.

Il 71% delle aziende bergamasche effettua la sola consegna latte al comparto lattiero-caseario, il 25% delle aziende effettua la vendita diretta in via esclusiva, mentre il restante 4% delle aziende effettua la consegna sia all’industria lattiero-casearia, sia la vendita diretta in azienda.

Il latte totale prodotta nella campagna 2003-2004 risulta pari a 379.298 t., di cui 370.216 t. (97,6%) consegnate all’industria lattiero-casearia e 9.082 t. (2,4%) venduto direttamente in azienda.

Si registra quindi un incremento produttivo pari a 3.982 t. rispetto alla campagna precedente.

Rimane basso il prezzo del latte alla stalla nel corso delle ultime tre campagne: 0,350€/litro campagna 2002/2003, 0,330 €/litro campagna 2003/2004, 0,333€/litro campagna 2004/2005 tutt’ora in corso.

BUFALINI

Cresce l’interesse per la produzione lattiero-casearia bufalina pur mantenendosi ancora a livello di nicchia.

Il latte di bufala non ha un proprio mercato e viene conferito direttamente all’industria casearia, comunque si registra un prezzo medio di circa 1,15 €/litro.

SUINI

Dopo il minimo verificatosi in primavera, il comparto ingrasso dei suini registra segnali di recupero. Rimangono ridotti i margini di remunerazione per l’allevamento dei lattoni. L’intero comparto suinicolo rimane condizionato dal significativo aumento dei costi di produzione dovuto principalmente al costo dei mangimi.

OVICAPRINI

Invariata la consistenza degli ovicaprini, anche se si segnala una lieve flessione del numero totale degli ovini. Il consumo di carne ovina e caprina, soprattutto degli adulti a fine carriera è sostenuta principalmente dalle abitudini alimentari della crescente popolazione extracomunitaria di origine magrebina.

Rimangono invariati i prezzi delle carni di agnellone e castrato. In lieve calo il prezzo del latte di capra conferito ai caseifici, che scende di 0,10 €/lt attestandosi ora a 0,45 €/lt.

Resta sostenuta la domanda di formaggi e prodotti di qualità di origine caprina.

AVICOLI

Il costo dei mangimi rimane il fattore che principalmente condiziona i costi di produzione delle uova e delle carni avicole.

Si attesta a 5.200.000 capi il patrimonio avicolo provinciale, distinto in oltre 2.300.000 ovaiole in allevamento intensivo, 2.140.000 polli da ingrasso e circa 400.000 tacchini.

La congiuntura attuale presenta un andamento dei prezzi all’origine meno favorevole rispetto allo scorso anno.

Non decolla l’allevamento degli struzzi, che rimane un settore di nicchia fortemente penalizzato dalla concorrenza estera, da un’esigua domanda e da una carente filiera delle carni e dei sottoprodotti.

SELVAGGINA

Le aziende bergamasche dedite all’allevamento di selvaggina sono 10, con una produzione di 142.700 fagiani sia da ripopolamento che pronta-caccia, 17.000 starne e circa 3000 pernici rosse.

I capi allevati hanno una esclusiva destinazione faunistico-venatoria, e sono destinati in particolare al ripopolamento del territorio agroforestale degli A.T.C. (Ambiti Territoriali di Caccia) regionali, dalle aziende faunistico-venatorie e dalle aziende agrituristico-venatorie.

(20/04/2005)

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