«L’occupazione per ora tiene, ma stiamo attenti»

L’assessore provinciale al Lavoro e alla Formazione, Benedetto Maria Bonomo: «Dobbiamo investire in nuove tecnologie creando attività che non spostano il prodotto, ma che viaggiano sulla Rete»

L’occupazione in Valle Brembana per il momento tiene. Ma non si può stare con le mani in mano a guardare. Occorre lavorare per il futuro in tre direzioni: realizzare le infrastrutture, investire in formazione e lanciare nuove attività economiche, alzando il livello tecnologico. E’ questa la lettura che Benedetto Maria Bonomo dà della situazione economica in Valle Brembana, segnata dalle vertenze aperte con i 65 esuberi annunciati alla Cms di Zogno e gli altri 17 di cui si discute alla Alstom Fir di S. Pellegrino, che ha ventilato anche l’ipotesi trasloco.
Dati alla mano, quelli forniti dal Centro per l’impiego di Zogno sui primi nove mesi dell’anno, l’assessore provinciale al Lavoro e alla Formazione cerca di rassicurare sul presente: «Ad oggi, dai numeri non emerge un allarme assoluto. Il saldo fra assunzioni e cessazioni ad agosto e a settembre è negativo, ma lo era anche l’anno scorso. È un elemento fisiologico: le assunzioni sono più numerose, e superano di conseguenza le cessazioni, nella prima parte dell’anno e registrano una battuta d’arresto a fine estate».
Detto questo per l’oggi, il discorso cambia per il futuro. «Occorre massima attenzione - dice Bonomo -. Siamo di fronte a difficoltà di aziende storiche, con un certo impatto per le loro dimensioni e con un risvolto anche emotivo. Ma non è una crisi del sistema valle nel suo complesso. Per ora, l’andamento dell’occupazione ripercorre quello del 2001. Tuttavia dobbiamo stare attenti: parliamo di un’area montana che non può e non deve essere impoverita».
A breve l’assessore Bonomo convocherà la Commissione tripartita per le politiche attive del lavoro proprio per capire come si può intervenire, ad esempio per evitare ripercussioni sull’indotto che gravita attorno alle imprese in difficoltà e che rappresenta un’altra fetta dell’economia brembana. L’assessore indica alcune strade.
«Il problema numero uno è la viabilità, sono le infrastrutture - ribadisce Bonomo -. C’è poco da fare: la facilità d’accesso risolverebbe la metà dei problemi. In questi anni, noi Provincia, ma anche Regione e Anas, abbiamo messo in moto opere per 600 miliardi di vecchie lire. In passato si è perso tempo. Ora bisogna andare avanti con celerità, superando anche quegli egoismi che rischiano di dilazionare i tempi».
La seconda scommessa su cui punta Bonomo è la formazione: «È stato consegnato a settembre il nuovo Centro di formazione professionale, il più moderno in Lombardia. Per scelta politica, l’abbiamo realizzato a S. Giovanni Bianco e non ad Almè o in un altro paese più a valle. Occorre evitare, infatti, un arretramento delle attività verso il basso o addirittura fuori dalla valle». La considerazione geografica non è casuale. I dati raccolti dal Centro per l’impiego di Zogno, infatti, comprendono anche quelli riferiti a paesi che non fanno strettamente parte della Val Brembana, come Almè, Almenno o Valbrembo. Sono località non lontane, ma l’avvertenza è utile per la lettura della situazione.
La terza scommessa è la diversificazione produttiva. «Oggi - dice l’assessore - si lavora molto sulla metalmeccanica e un po’ sul legno. Da una parte c’è il vantaggio di fare distretto con economie di rete, di ricerca e di esperienza. Dall’altra c’è il rischio che se un settore va in crisi, non ci sono alternative». E quali attività si possono sviluppare in Valle Brembana? Bonomo punta sui nuovi lavori, quelli che corrono on line. «Oltre alla risorsa classica del turismo, credo che specie in alta valle occorre investire nelle nuove tecnologie. Faccio qualche esempio banale. Mettere in piedi un call center in centro a Milano, costa moltissimo. Realizzarlo in montagna, costerebbe meno. Penso a tutte le professioni legate alla realizzazione e gestione di siti web. Dobbiamo individuare opportunità su attività che non spostano il prodotto, ma che viaggiano sulla Rete».
L’ultima considerazione è per la qualità dell’occupazione. «Non è una novità che gli operai generici siano molti di più di quelli specializzati e questo vale non solo per la Valle Brembana, ma per tutta la provincia - dice Bonomo -. Dobbiamo darci una mossa per acquisire spazi nell’alta tecnologia. Se giochiamo al ribasso, perdiamo in concorrenzialità e rischiamo di essere buttati fuori dal mercato da produzioni più competitive fatte in Romania o in qualche altro Paese».
Da L’Eco di Bergamo del 18/10/2002

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