Manifattura Legnano, cassa integrazione per crisi

Manifattura Legnano, cassa integrazione per crisiInteressata l’ex Crespi di Nembro dove lavorano 194 dei 1.252 dipendenti del gruppo. Proclamato uno sciopero di quattro ore. Attesa per il progetto di integrazione con Olcese

Il dopo ferie si apre con una crisi. La Manifattura di Legnano, nome storico della filatura del cotone, chiede la cassa integrazione straordinaria per un anno per tutti i suoi 10 stabilimenti, compresa l’ex Crespi di Nembro, dove lavorano 194 dei 1.252 dipendenti del gruppo. L’annuncio della direzione è di mercoledì. Ieri il coordinamento sindacale di gruppo ha risposto convocando le assemblee di fabbrica, oggi a Nembro, e proclamando uno sciopero di quattro ore per venerdì 10. Martedì 14 le parti si incontreranno di nuovo. La cassa partirà il 27 settembre. Entro la fine del mese si conosceranno anche gli sviluppi del progetto di integrazione con la Olcese, avviato a fine giugno.

Nembro è la terza sede della Manifattura dopo Perosa (in Piemonte, circa 280 dipendenti) e Legnano (260). Seguono Cividate Camuno (Brescia, tre stabilimenti per 170 lavoratori), Laveno (Varese, 120), Cerro Maggiore (Milano, 90), Paratico (Brescia, 70) e Solbiate (Varese, 65). L’ex Crespi viene da un anno di cassa straordinaria per ristrutturazione per 40 addetti, chiusa ai primi di maggio. Nel corso dell’estate, intervallata dalla fermata di agosto, i lavoratori si sono alternati in cassa ordinaria, aperta fino al 19 settembre. Ora si profila la straordinaria per crisi e la preoccupazione è alta. «Vogliamo capire cosa succederà dopo un anno di cassa», dice Romeo Lazzaroni della Filtea-Cgil, che segue la vertenza insieme a Luciano Carminati della Femca-Cisl. «Di sicuro - aggiunge Lazzaroni - noi difenderemo con i denti lo stabilimento di Nembro. Questa crisi si inserisce infatti in una situazione già pesante, dal momento che la Val Seriana vive in gran parte di tessile».

La domanda di cassa straordinaria è per tutti i dipendenti della Legnano, dai quadri agli operai. È chiaro però che le fabbriche non si svuoteranno di colpo. La sospensione dell’attività sarà gestita in funzione dell’andamento del mercato e delle necessità effettive. Mercato da tempo negativo per il tessile in generale e per la filatura in particolare. Gli impianti della società di Legnano, strutturata per viaggiare ad alta capacità produttiva, sono ormai utilizzati al 30-35%. La filatura italiana di cotone subisce la concorrenza di Paesi emergenti come Cina, India e Pakistan.

Da parte sindacale si mettono sotto accusa anche le società commerciali italiane. Il segretario regionale della Femca-Cisl, Carlo Riboldi, dice che la Manifattura di Legnano «realizza prodotti di alta qualità con buone tecnologie e oggi le sue difficoltà derivano essenzialmente dall’aggressività di alcune società commerciali italiane che esercitano solamente trading, importando senza particolari rischi prodotti da Paesi terzi con costo del lavoro estremamente ridotto».

Il coordinamento sindacale Femca-Cisl, Filtea-Cgil e Uilta-Uil si è detto «fortemente preoccupato della situazione produttiva e occupazionale» e ha indetto la mobilitazione dei lavoratori per sostenere tre richieste: la definizione di un piano industriale che dia prospettive al termine dei dodici mesi di straordinaria; la programmazione condivisa della cassa in ogni unità produttiva che preveda la rotazione del personale; l’anticipo da parte dell’azienda del trattamento economico.

Per quanto riguarda il piano industriale, fonti aziendali precisano che «è all’attenzione dell’alta direzione del gruppo e sarà presentato nei tempi necessari». Il sindacato vuole capire anche quali relazioni possono esistere fra la cigs e il progetto di integrazione con la Olcese, altro gruppo di filatura cotoniera, quotato a Piazza Affari dal 1928. Proprio nell’incontro con il coordinamento, l’azienda ha risposto: «In questo momento pensiamo alla Manifattura di Legnano e ai suoi dipendenti».

Il progetto di integrazione annunciato a fine giugno prevede la partecipazione della Manifattura di Legnano all’aumento di capitale di Olcese per 30 milioni e l’integrazione delle attività industriali. Se l’operazione andrà in porto, la Legnano diventerà l’azionista di riferimento di Olcese. È necessario però che si verifichino alcune condizioni, relative in particolare alla situazione debitoria di Olcese e alla disponibilità di linee di credito. Il termine per la verifica è stato prorogato al 30 settembre.

(03/09/2004)

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