Ponte San Pietro, la Mazzucconi vuol chiudere. A rischio in 140

La fonderia Mazzucconi di Ponte San Pietro cesserà definitivamente la produzione dalla metà del prossimo mese di gennaio. La comunicazione della decisione di chiudere lo stabilimento, con il contestuale annuncio di 140 esuberi, è stata data dai vertici dell’azienda durante un incontro con le organizzazioni sindacali di Uilm Uil, Fiom Cgil e Fim Cisl e con le Rsu svoltosi nella sede di Ambivere: “La proprietà – ha spiegato il segretario responsabile della Uilm, Maurizio Testoni – ha giustificato la scelta con la necessità di far fronte alla difficile congiuntura economica e, in particolare, alla crisi del settore auto”. A Ponte, infatti, è tuttora concentrata la produzione di testate per motori diesel, un comparto particolarmente colpito dall’aumento dei prezzi del petrolio: i pezzi usciti dalla fonderia bergamasca erano stati 840 mila nel 2007, scesi quest’anno a 510 mila con la previsione di un’ulteriore diminuzione per il 2009. Ad aggravare le cose sarebbe poi stata la scelta strategica della Fiat di acquisire la Teksid, che insieme alla Mazzucconi riforniva la principale industria automobilistica italiana, e di concentrare in quest’ultima tutta la propria attività. “L’orientamento della Mazzucconi – aggiunge Testoni – sarebbe adesso quello di trasferire l’intera produzione alla Tekal di Pescara, dove ci sono spazi maggiori per produrre e lavorano 160 persone. Gli esuberi di Ponte, invece, potrebbero, sempre secondo l’azienda, essere ridotti mantenendo attive alcune lavorazioni, come le finiture delle teste dei motori, e prevedendo alcuni spostamenti ad Ambivere. Ma i numeri rimangono pur sempre consistenti”. I piani della Mazzucconi verranno illustrati dai sindacati ai lavoratori riuniti in assemblea. Il prossimo incontro con i vertici dell’azienda è stato fissato per il 19 novembre: “Certamente – puntualizza il segretario generale della Uilm – chiederemo alla proprietà di non procedere in modo unilaterale. L’obiettivo primario dev’essere quello di evitare che qualcuno resti senza lavoro e, quindi, senza reddito. Per ora, l’azienda ha annunciato l’avvio di alcune settimane di cassa integrazione sia a Ponte San Pietro che ad Ambivere per arrivare alla fine dell’anno: i numeri dovrebbero essere quantificati nel prossimo incontro. Per parte nostra solleciteremo poi il ricorso agli ammortizzatori sociali e il sostegno all’uscita dei dipendenti ormai vicini alla pensione. Prima del 19 novembre, infine, come delegazioni sindacali torneremo ad incontrarci per decidere cosa fare. Di certo però – conclude Testoni – si è trattato di un fulmine a ciel sereno. Ricordo solo che, prima dell’estate, parlavamo della gestione degli straordinari. Ora il quadro generale è certamente mutato. Ma la scelta di chiudere Ponte San Pietro è indubbiamente drastica”.Banca Popolare, l’utile netto cresce del 20,1%(10/11/2008)

© RIPRODUZIONE RISERVATA