Prezzo del latte: gli allevatori tornano in piazza

Assolatte offre 40,5 centesimi contro i 42 richiesti Coldiretti: inaccettabile, sopravvivenza a rischio

Dopo la rottura delle trattative sul prezzo del latte, tornano in piazza a protestare gli allevatori della Lombardia, dove si concentra il 40% della produzione nazionale. L’incontro di martedì, che aveva segnato la ripresa del confronto, si è chiuso con un nulla di fatto: le posizioni fra le organizzazioni dei produttori, Coldiretti, Confagricoltura e Cia, e Assolatte per la parte industriale restano distanti.La differenza sul prezzo si è fermata a un centesimo e mezzo. Assolatte ha proposto di garantire per gennaio-dicembre 2008 un prezzo medio di 40,5 centesimi per litro, al quale si aggiungono i premi qualità, fino a 3 centesimi, e il premio comunitario di altri 3 centesimi, «per un prezzo finale percepito dagli allevatori - sottolinea Assolatte - di circa 50 centesimi inclusa Iva, incamerata dagli agricoltori». «L’offerta deve ritenersi unica e irripetibile», ha detto il presidente Giuseppe Ambrosi. Gli allevatori chiedono però 42 centesimi al litro, confermando l’ultimo prezzo della campagna 2007-2008. Questa era partita infatti da un prezzo di poco superiore ai 33 centesimi, aggiornato a settembre con rialzi graduali che l’hanno portato fino a 42 centesimi.«Non ci è assolutamente possibile offrire di più, pena la chiusura delle nostre azienda», dichiara da una parte Ambrosi. E dall’altra si alza la protesta delle organizzazioni agricole. La Coldiretti definisce «inaccettabile» la proposta di Assolatte che «impedisce di coprire le maggiori spese per energia e mangimi sostenute dagli allevatori e mette a rischio il mantenimento e la sopravvivenza dell’allevamento italiano. I 42 centesimi al litro richiesti dagli allevatori rappresentano il minimo vitale per evitare il rischio dell’estinzione del latte italiano il cui prezzo moltiplica, di quasi quattro volte, dalla stalla alla tavola (+281%) prima di arrivare sul banco del negozio a 1,6 euro al litro». Per tenere conto dei costi sostenuti dagli allevatori, la trattativa per il 2008-2009 era partita dall’ipotesi di introdurre un meccanismo di indicizzazione che potesse ancorare il prezzo alla stalla agli oneri di produzione, oltre che all’andamento del mercato dei derivati del latte. L’idea, accolta in linea di principio, è stata però accantonata e sarà approfondita in futuro per stabilire il funzionamento del meccanismo e il peso delle varie componenti del paniere di riferimento.Il nodo a questo punto resta il prezzo. Il responsabile della Sezione economica lattiero casearia e vicepresidente dell’Unione provinciale agricoltori di Bergamo, Dario Vitali, sottolinea come «la parte industriale insista nell’arroccarsi su posizioni miopi e assolutamente non giustificabili, trascurando non solo i costi di produzione delle imprese agricole, ma anche l’indubbia ripresa dei mercati cui stiamo assistendo nelle ultime settimane». «Assolatte - aggiunge -, nella quale evidentemente sta prevalendo la posizione degli industriali del Grana, è intenzionata solo ad abbassare a livelli inaccettabili il prezzo alla stalla, incurante del fatto che così facendo mette a rischio il futuro dell’intero settore lattiero-caseario lombardo e quindi quello di tutte le sue produzioni di qualità». Per la Cia lombarda «va nettamente respinto il reiterato tentativo della parte industriale di togliere nel secondo trimestre quanto corrisposto agli allevatori con i pagamenti dei primi mesi dell’anno». E mentre Assolatte ribadisce che «in mancanza di intese le imprese di trasformazione saranno libere di praticare i prezzi che riterranno più adeguati al mercato, quindi inferiori a quelli offerti in trattativa», l’Unione agricoltori annuncia possibili iniziative anche su questo fronte: «In mancanza di un accordo - dice il presidente Renato Giavazzi -, le nostre aziende proseguiranno a fatturare allo stesso prezzo del primo trimestre di quest’anno, applicando il principio di continuità. Per tutelare i nostri produttori ci ripromettiamo eventualmente di intervenire con un’operazione di class action».Di fronte alla rottura, dunque, gli allevatori scendono di nuovo in piazza e lo fanno, come già nei giorni scorsi, con iniziative distinte. Confagricoltura, e con questa l’Unione provinciale, e Cia hanno annunciato la ripresa dei presidi, già da ieri sera, al caseificio Ambrosi di Castenedolo, nel Bresciano. La Coldiretti sta organizzando invece per oggi nuovi blitz di protesta in punti strategici. Un presidio è già stato annunciato: gli allevatori, compresa una delegazione della Coldiretti bergamasca, protesteranno davanti alla sede di Assolatte a Milano, dove sarà anche distribuito latte fresco «per chiedere ai cittadini sostegno» all’iniziativa e «scusarsi per gli inevitabili disagi». Sulla questione delle «manifestazioni "separate"» interviene il presidente dell’Unione agricoltori Giavazzi auspicando una ricomposizione delle iniziative: «Certamente le divisioni delle organizzazioni agricole, in modo particolare nelle iniziative di piazza, non aiutano il mondo agricolo a presentare un’immagine unitaria e conseguentemente ad avere maggiore potere contrattuale. Auspichiamo che le difficoltà del momento possano portare a una confluenza di intenti e di operatività». Sul piano politico, visto l’andamento della trattativa, l’Unione agricoltori, alla sua prossima assemblea, chiederà al governo «un intervento di regolamentazione del settore, per riequilibrare una situazione che così com’è, oltretutto, va a scapito dei consumatori», sottolinea Giavazzi. La Cia nazionale chiede invece la mediazione del ministro delle Politiche agricole Luca Zaia perché apra da subito un tavolo di negoziato allargato anche alla grande distribuzione organizzata.(12/06/2008)

© RIPRODUZIONE RISERVATA