Tessile, la formazione è la ricetta anti-crisi

Tavola rotonda sul futuro del settore. Pia Locatelli: c’è bisogno di coesione sociale per superare le difficoltà Cavalleri: per produrre qualità ci vogliono uomini di qualità. Radici: metto a disposizione i miei ricercatori


Al di là del colosso cinese, la crisi del tessile non potrà essere superata senza l’apporto decisivo di nuove generazioni preparate, in grado di incarnare la trasformazione del settore, puntando sempre di più su qualità e innovazione: questa una delle conclusioni della tavola rotonda promossa in Sant’Agostino dalla Fondazione Zaninoni dal titolo «Tessile, tra passato, presente e futuro» che oltre a indagare le ragioni del malessere, ha cercato di indicare ricette e proposte per uscire da quello che forse un po’ troppi in passato hanno liquidato come un «vicolo cieco».

«Invece io credo che i presupposti per avere fiducia ci siano - ha spiegato Pia Locatelli, europarlamentare e moderatrice dell’incontro - anche perché la storia e la tradizione di questa terra sono state segnate da questa attività che non è solo produzione, ma anche valori: c’è però bisogno di coesione sociale per superare i momenti difficili».

E dopo aver lasciato a Vera Zamagni, docente di storia economica all’Università di Bologna il compito di rievocare la secolare tradizione del tessile bergamasco e a Philippe Cuisson, funzionario della Commisione europea e capo unità dell’unità tessile, quello di precisare le misure che l’Unione Europea ha preso per difendere il settore sotto attacco cinese, è iniziata la tavola rotonda con la premessa, puntuale, del presidente di Confindustria Bergamo Alberto Barcella: «La necessità di innovazione e internazionalizzazione nel tessile non è più rimandabile. Ricordiamoci che non potrà essere un passaggio indolore e che qualcuno non sopravviverà, ma l’importante è innescare il processo di trasformazione del settore, imparando a orientarsi meglio sul mercato con strumenti moderni come un marketing più raffinato e un’alleanza che impegni tutti, imprenditori, sistema finanziario, sindacati e lavoratori».

(23/02/2005)

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