Triumph di Trescore, i lavoratori: sì alla cassa ma da sola non basta

La strada dell’apertura alla cassa integrazione straordinaria va bene, ma non basta. Serve un maggiore impegno su più fronti da parte dell’azienda a garanzia di tutti: lavoro e lavoratori. Questa, in sintesi, la posizione emersa al termine dell’assemblea di fabbrica alla Triumph International di Trescore Balneario, che è servita a verificare le posizioni emerse dalla trattativa in atto con la multinazionale svizzera dell’abbigliamento intimo che ha aperto la procedura di mobilità per 113 dipendenti sui 281 attualmente in forza in seguito alla decisione di cessare l’attività produttiva nello stabilimento bergamasco, unico polo di produzione in Italia.

I lavoratori hanno preso atto che Triumph ha confermato la disponibilità ad un anno di cassa integrazione straordinaria e la possibilità di recuperare 12 dei 113 esuberi con il mantenimento dell’attività di magazzino, nonché la disponibilità a trasformare da full-time a part-time un certo numero di contratti (si parla di una trentina): ma unanimemente (alla votazione finale si sono registrate solo due astensioni) hanno evidenziato come, rispetto allo scenario ipotizzato, l’azienda possa fare di più.

La strada della cassa integrazione straordinaria pare essere il percorso minimo su cui azienda e sindacati si troveranno a dover discutere: i sindacati, in particolare, chiedono garanzie su una serie di strumenti da mettere in campo (da un maggiore impegno sul mantenimento delle attività operative, all’utilizzo delle volontarietà incentivate sulle fuoriuscite, agli scivoli alla pensione) nel tentativo di gestire con il minore impatto sociale l’attuale fase d’emergenza. In pratica, l’incontro in agenda venerdì prossimo (ultimo giorno utile per firmare un’intesa all’Unione industriali) a scanso di sorprese dell’ultima ora potrebbe risultare ancora interlocutorio. In caso di mancato accordo, comunque, la partita passerà nelle mani della Direzione provinciale del lavoro.

(15/06/2004)

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