Berlusconi riabilitato
Le possibili sorprese

Rieccolo. A nessuno più che a Silvio Berlusconi si adatta il nomignolo che Indro Montanelli appioppò ad Amintore Fanfani, specialista – diceva l’interessato – in crocifissioni e resurrezioni. E questo, del Cavaliere che torna pienamente riabilitato alla vita politica per mano del Tribunale di Sorveglianza di Milano, è certamente un «ritorno». I suoi fedelissimi in queste ore ci tengono a dire che lui non se n’è mai andato e non ha dato corso «per amore dell’Italia» al desiderio, espresso nei momenti di sconforto, di rifugiarsi in qualche sua villona nei mari tropicali. In realtà a Silvio Berlusconi quella sentenza che lo cacciò dal Senato non ha mai smesso di bruciare, e sarebbe strano il contrario.

Tantopiù in lui che non è un essere umano comune e che nonostante gli ottant’anni e gli acciacchi anche seri guarda al futuro con la voglia di azzannare di un giovanotto. Quindi questa riabilitazione è tutta benzina nel motore super del Cavaliere la cui energia è paragonabile a quella, mostruosa, di Amintore Fanfani che era capace di fare fino a cinque comizi in un giorno e finire la giornata in trattoria fresco come una rosa e circondato da segretari moribondi. Silvio è uguale ad Amintore. Non si è mai dato per vinto dopo quel voto che lo spogliava del laticlavio senatoriale, ha smosso mari e monti per riavere la sua dignità politica e alla fine l’ha ottenuta senza neanche aspettare i tempi biblici della Corte di giustizia europea.

Non c’è dubbio che non essersi potuto candidare in questi anni, e soprattutto alle ultime elezioni politiche del 4 marzo, è stato un danno pesante per Forza Italia: ormai apertamente nel suo stesso partito c’era chi parlava apertamente di «dopo-Berlusconi» e guarda(va) alla leadership di quel ragazzo rampante di Matteo Salvini come all’unica possibilità di salvezza del centrodestra italiano. Certo, Salvini è un po’ troppo ruvido su certi temi, e il partito azzurro fa fatica ad allinearsi, però negli ultimi tre anni non pochi hanno fatto capire di essere pronti ad attendarsi nel campo leghista. E questo nonostante che Berlusconi, benché non candidabile, abbia dato l’anima per continuare a sostenere il suo partito: smaltita l’amarezza per la sentenza, accettato di buon grado il lavacro tra gli anziani di Cesano Buscone, superata persino l’insofferenza verso i suoi litigiosi seguaci, il Cavaliere si è mosso come una trottola in campagna elettorale, persino nelle regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia.

Ma non c’è niente da fare: per il suo elettorato non poter mettere la croce sul nome del fondatore è motivo di disamoramento. Ecco perché Berlusconi tornerà presto, prestissimo di nuovo in Senato. Non è un mistero che voglia ricandidarsi alla prima occasione utile che, se non si creasse da sola, sarebbe facilmente provocabile: basta che un senatore a lui fedele accetti di dimettersi e si farebbe un’elezione suppletiva in quel collegio. Secondo Licia Ronzulli, l’attivissima ombra del Capo, ci sarebbe «la fila» per offrire la poltrona, e vedrete che presto qualcosa succederà. Per esempio, l’avvocato Ghedini, che è senatore, potrebbe andare al Csm e lascerebbe così il posto disponibile.

Domanda: quanto influisce questo ritorno di Berlusconi? Le fonti ufficiali rispondono: per niente, il governo non ci riguarda, dovremo solo decidere se votare contro o astenerci. In realtà non è così. In caso di fallimento del tandem Matteo&Luigi, Berlusconi finora era comunque contrario ad elezioni ravvicinate che avrebbero potuto danneggiare ulteriormente Forza Italia. Ora invece proprio un flop di Salvini sarebbe un viatico per una nuova gara in cui Berlusconi punterebbe al controsorpasso della Lega.

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