Crediti e banche
Quei vincoli Bce

Nuove disposizioni emanate dalla Bce prevedono, a partire dal prossimo gennaio, una stretta sugli accantonamenti prudenziali relativi ai prestiti in sofferenza, i cosiddetti «Non performing loans» (Npl). Queste disposizioni sono state sottoposte a pubblica consultazione fino all’8 dicembre 2017 e non hanno carattere vincolante. Entrando nel merito, la Bce chiederà alle banche della zona euro di portare al 100% gli accantonamenti sui crediti deteriorati di nuova classificazione. Nello specifico: «Si aspetta che le banche coprano integralmente la quota non garantita dei nuovi Npl al più tardi dopo due anni e la quota garantita dopo un massimo di sette anni».

C’è da chiedersi se le scadenze proposte siano sufficienti a garantire il recupero del credito. Per i crediti assistiti da garanzia, il termine di sette anni appare ragionevole per quanto riguarda esecuzioni e concordati. Con riferimento ai fallimenti, invece, potrebbe essere opportuno prevedere deroghe alle previsioni di accantonamento in presenza di sufficienti giustificazioni circa l’eventuale ritardo nei recuperi. Più complesso da valutare appare il termine di due anni previsto per i crediti senza garanzia. Sia che si tratti di persona fisica, il cui credito viene recuperato attraverso esecuzioni e concordati, sia che si tratti di impresa, potenzialmente soggetta a procedura concorsuale, è probabile che il tempo necessario per il recupero possa essere superiore ai due anni previsti. Va inoltre considerato che anche se le nuove disposizioni non hanno carattere vincolante, è precisato che «ci si attende che le banche motivino all’Autorità di vigilanza qualsiasi scostamento rispetto alle linee guida. Sulla base delle motivazioni addotte la Bce valuterà quindi la necessità di misure di vigilanza aggiuntive».

L’aspetto che maggiormente caratterizza queste nuove disposizioni della Bce - sulle quale si sono concentrate varie critiche in ambienti finanziari ma anche in ambito politico - è rappresentato dall’introduzione di una stretta sul margine di discrezionalità a disposizione delle banche per la gestione degli Npl. Dal prossimo primo gennaio, infatti, le svalutazioni diventeranno automatiche e dopo sette anni un credito «secured» andrà azzerato nonostante la presenza di garanzie. Non a caso Bankitalia, pur d’accordo sulle linee guida del provvedimento, punta a che, dalla consultazione pubblica delle norme, emergano proposte per una versione bilanciata, che tenga conto dei maggiori tempi di recupero giudiziario dei crediti in Italia rispetto ad altri Paesi. Sulla stessa lunghezza d’onda è apparsa una recente dichiarazione del consigliere delegato di Ubi Banca Victor Massiah. Significativamente diversa è apparsa la posizione del presidente dell’Abi Antonio Patuelli, che nel corso di un forum all’Ansa ha dichiarato: «Ieri mattina il mio umore è cambiato quando la Bce ha messo in consultazione un addendum che aggiunge non piccole cose, ma macigni alle ennesime regole sui crediti deteriorati». La sua preoccupazione potrebbe essere riferita soprattutto alla possibilità che siano previsti interventi anche sulle sofferenze pregresse, che ammontano al 12% dei crediti nazionali e al 30% delle sofferenze europee. Il comunicato della Bce specifica, infatti, che «la vigilanza bancaria della Bce presenterà le proprie considerazioni su ulteriori politiche per fronteggiare le conseguenze di Npl in essere». Da qui il timore che nei prossimi mesi la Bce possa ricorrere ad un inasprimento dei coefficienti patrimoniali. L’obbligo di nuovi e pesanti accantonamenti creerebbe non pochi problemi al mondo delle banche che sta uscendo da una lunga e pesante crisi. Le conseguenze sarebbero certamente maggiori per quelle banche che evidenziano ancora gravi difficoltà.

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