Fara o farà
Non solo un accento

Nelle prossime settimane il «costruendo» parcheggio della Fara tornerà metaforicamente in Consiglio comunale per ottenere la riapertura del cantiere e, di conseguenza, giungere a completamento (forse nel 2018). Speriamo sia davvero così, perchè - al di là dei torti e delle ragioni, al di là di chi ha dei diritti da far valere e di chi ha dei doveri da rispettare - non è più pensabile che a quasi otto anni di distanza dal cedimento del terreno registrato il 30 dicembre 2008, tutto sia rimasto esattamente come allora.

Vero è che sul piatto della bilancia c’erano (e ci sono) interessi contrapposti e, soprattutto, una ventina di milioni di euro di danni da risarcire, ma l’importanza strategica dell’opera era (ed è) tale da dover necessariamente trovare vie d’uscita assai più rapide di quelle perseguite fino ad oggi. Palazzo Frizzoni dà per scontate le ultime due autorizzazioni necessarie per far ripartire i lavori, ma sarebbe intollerabile se malaugurata-mente le cose non dovessero andare per il verso giusto. Il completamento del parcheggio alla Fara è ormai prioritario per tutta Città Alta, stretta in una doppia morsa di traffico: da una parte quello delle auto degli stessi residenti all’interno delle Mura venete (che il Comune vuole togliere quanto prima da alcune piazze del centro storico per dirottarle proprio lungo le Mura), dall’altro quello prodotto dai bergamaschi in genere e dai turisti (peraltro sempre più numerosi tra i vicoli della città antica) che non sanno più dove andare a parare per trovare un posto auto. C’è poi anche una questione legata al «decoro» del complesso monumentale di Sant’Agostino (a pochi passi dal parcheggio...), a cui il recupero della chiesa ad Aula Magna dell’Università ha aggiunto ulteriore e straordinario fascino. In altri Paesi europei - in Inghilterra, ad esempio - l’auto più vicina al «sagrato» di un simile edificio medioevale la si vedrebbe a centinaia di metri di distanza. A Bergamo, oggi, la vediamo (o, meglio, le vediamo...) a pochi passi dal portale edificato nella prima metà del Trecento, un dato che si commenta da sè. Anche per questo se il parcheggio della Fara non si farà non è solo una questione di accenti. Otto anni dopo i crolli, è anche una questione di civiltà.

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