Forza Italia e Lega
separate in casa

Anche il centrodestra bergamasco ha i suoi Meloni nella Bassa. No, non quelli (con la emme minuscola) celebri di Calvenzano, ma esponenti della coalizione che a Caravaggio e Treviglio rappresentano alla perfezione i mal di pancia tra Lega e Forza Italia. Ben precedenti alla resa dei conti in corso nella Capitale, dove Forza Italia punta su Bertolaso e la Lega punta i piedi sulla Meloni (Giorgia, con la emme maiuscola), magari sopravvalutando il proprio peso elettorale che, così ad occhio, non appare di quelli massicci tra la Garbatella e Trastevere, tanto per dire...

Un braccio di ferro tra Berlusconi e Salvini per la leadership del centrodestra che, partendo dalle rive del Tevere, rischia di espandersi a macchia d’olio. Già a Milano nella corsa a Palazzo Marino è stata messa una toppa, ma basta spostarsi di un paio di chilometri a Palazzo Lombardia per capire che l’aria non è proprio di quelle salutari. Anche perché, se non bastassero i rapporti freddini tra Lega e Forza Italia, c’è pure la variante Ncd che, in attesa di misurare il proprio peso, sta con Maroni a Milano e con Renzi a Roma. Con grandissimo giramento di scatole del Carroccio. Per non parlare di chi non ha ancora digerito lo sgambetto di Maroni a Formigoni dell’autunno 2012, e non sono pochi.

Insomma, il clima è quello che è, e il centrodestra invece di fare fronte comune corre prima al proprio interno e poi a sfidare il centrosinistra: in modo clamoroso a Treviglio, tra veleni, dossier, spot e scivoloni vari. Manna dal cielo per avversari che qualche problemino ce l’hanno comunque, come confermato dal travagliato percorso che ha portato alla scelta di Erik Molteni, dove si è ballato non poco. Ma torniamo ai nemici-amici del Carroccio e di Forza Italia, con i secondi che non perdono occasione di lanciare il guanto di sfida agli alleati. L’ha fatto recentemente anche l’assessore regionale (e già segretario provinciale) Alessandro Sorte, politicamente un bassaiolo doc, rinnovando in questo una tradizione che lo accomuna ai suoi illustri predecessori. Perché la supremazia interna nella coalizione è una partita da sempre aperta, ma questa volta si sta sfiorando il patologico, con Carroccio e azzurri (se si chiamano ancora così...) destinati a presentarsi divisi a Caravaggio, Treviglio, Cologno e Urgnano, per citare qualche esempio. Con tanto di invasioni nel campo altrui a caccia di questo o quel candidato.

E se Forza Italia sta comunque provando a fare quadrato nel bel mezzo di una fase di eterna transizione, con pezzi storici del partito che a livello locale hanno preso cappello (Pagnoncelli&Piccinelli su tutti...) e il punto di domanda su che farà Berlusconi da grande, pure il Carroccio si ritrova alle prese con qualche problemino interno. L’ultimo ad Almè, dove la candidatura di Massimo Bandera, già assessore a Bergamo e Seriate e ora segretario della sezione del capoluogo, non è stata accolta da tutti col tappeto rosso. Neanche verde, in verità, nonostante lui sottolinei di abitare da 12 anni nel paese, che ha pure dato i natali a sua moglie. E nemmeno a Cologno al Serio, dove è stato richiamato in corsa l’ex sindaco (e consigliere provinciale) Roberto Legramanti, i mal di pancia non mancano. E se è vero che la storia insegna che chi si candida fuori dal Carroccio non ha vita lunga, politicamente parlando, probabilmente lo è pure il fatto che questo marciare divisi per non colpire nemmeno tanto uniti, alla fine rischia di essere un assist fenomenale per il centrosinistra. Perché continuando a scontrarsi sulla leadership di domani si rischiano di perdere le elezioni di oggi.

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