Il Borgo d’Oro
punti sulla cultura

Giusto un anno fa, proprio di questi tempi, intervenni per la prima volta, da queste colonne, sul tema «Borgo Santa Caterina». Scrissi, in quel primo articolo, che la movida notturna spesso alla ribalta delle cronache non mi dava un gran fastidio e che il problema numero uno della via era, a mio giudizio, rappresentato dall’eccessiva quantità di automobili e mezzi pubblici che attraversavano ogni giorno la via, producendo un gran rumore (anche in ragione del manto stradale in pavé), e soprattutto impedendo a tutti i bergamaschi di godere della bellezza notevole di questo antico borgo urbano

Un fascino, quella del Borgo d’Oro, che si sarebbe molto accresciuto se avessimo limitato il traffico e incrementato la pedonalizzazione. Resto convinto di quel che scrissi: la movida non è certo una «piaga sociale», si anima al più un paio di sere alla settimana (il mercoledì e soprattutto il venerdì), nei rigidi mesi invernali si assopisce quasi fino alla quiete, rappresenta l’espressione di un costume giovanile universalmente diffuso. Quindi niente tragedie. E basta con gli allarmismi mediatici, come ha chiesto a gran voce martedì sera, usando parole piene di saggezza, il parroco di Santa Caterina, don Andrea Paiocchi, intervistato da Paola Abrate a «Bergamo in diretta», su Bergamo Tv.

E tuttavia qualcosa è cambiato. Nello scenario generale come nella mia valutazione del problema. Si tratta della grande opportunità che viene al Borgo dalle recenti e prossime trasformazioni dell’area limitrofa: l’Accademia Carrara è stata appena riaperta con una magnifica cerimonia; l’ex caserma Montelungo sarà finalmente ristrutturata e destinata, in parte almeno, a residenza studentesca; l’Università di Bergamo sta completando la realizzazione di un suo nuovo stabile in via San Tomaso. La cifra complessiva di queste notevoli trasformazioni risiede nel binomio giovani-cultura.

Il quartiere del futuro sarà un quartiere giovane. E di giovani colti, che vanno all’Università, che frequentano le grandi istituzioni artistiche cittadine e che avranno ulteriori bisogni culturali, come quello, consentitemi di sognare, di un cinema d’essai, un teatro sperimentale, una sala per concerti, eccetera. Borgo Santa Caterina è, per prossimità geografica e per squisita vocazione urbanistica, uno dei luoghi naturali di questa inedita «Montmartre bergamasca». Proprio per questo la via non può rimanere ostaggio del dibattito piuttosto mortificante «movida sì-movida no». E proprio per questo i bar «notturni» devono capire che tutta la città, per il tramite dell’amministrazione comunale, chiede loro di cambiare passo e partecipare a questo processo di cambiamento. Mi spiego meglio. Per mettere il Borgo in condizione di diventare parte della futura Montmartre orobica, è necessario realizzare significativi interventi urbanistici, quali, ad esempio, l’eliminazione della corsia preferenziale degli autobus e l’allargamento dei marciapiedi, il miglioramento dell’arredo urbano e l’installazione di dossi stradali, di telecamere o pilomat per limitare, almeno in alcune ore del giorno, il transito delle automobili.

Si tratta di misure che libererebbero risorse e spazi disponibili per la crescita della socialità e delle future attività culturali. Fino a che i bar notturni non rinunceranno alle loro abitudini, soprattutto quella di chiudere troppo tardi la notte, l’attenzione di tutti (soprattutto dei media, sempre in cerca di notizie «clamorose») sarà invece concentrata solo sul disturbo che essi portano alla quiete pubblica, sulle «notti brave», eccetera. Quindi cari ragazzi gestori dei locali, prima di tutto, rispondete ai bandi comunali e accogliete l’invito della giunta comunale a spostarvi, almeno in estate (la stagione di movida più «calda»), in un’altra zona della città. Tornerete qui in autunno.

Ma soprattutto cominciate a pensare in grande, fatevi coinvolgere nel progetto di trasformazione dell’area che Palazzo Frizzoni sta immaginando. Rischiereste la piacevole sorpresa di scoprire che, grazie alla rivalutazione dell’area, farete buoni affari anche se non terrete la gente in strada fino alle due del mattino. O se cesserete di limitarvi a dar loro un cocktail per pochi euro. Scommettete sul futuro e sulla cultura e non solo sugli incassi, ragazzi cari. Ve lo dice, con affetto, un vecchio prof. Chissà che abbia ragione.

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