Il premier risponda
alla Val Brembana

Certo, difficile pensare che tra il vertice di Ventotene per tenere insieme l’Europa dopo la Brexit e i grattacapi legati alla questione referendaria, il premier Matteo Renzi abbia il tempo di occuparsi delle missive di un sindaco di un «paesino» di nemmeno cinquemila anime sperduto ai confini dell’impero, ma è fuor di dubbio che la questione sollevata al capo del governo da Vittorio Milesi, primo cittadino di San Pellegrino Terme, meriti una risposta seria e in tempo utile. Incurante del periodo feriale, lo scorso 2 agosto - un martedì - Milesi ha preso carta e penna e ha scritto direttamente all’inquilino di Palazzo Chigi chiedendo una deroga al nuovo codice degli appalti che consenta di completare in tempi ragionevoli la variante di Zogno, autorizzando un unico appalto.

La preoccupazione di Milesi è presto detta. Se il cantiere per realizzare la variante (fermo ormai da quasi due anni) non riaprirà i battenti entro la primavera prossima, il rischio è duplice: da una parte la rinuncia di Nestlè ad investire i circa 90 milioni di euro già destinati al potenziamento degli impianti della Sanpellegrino dalla multinazionale svizzera, dall’altra che la stessa sorte possa accadere ai quasi 100 milioni che il gruppo Percassi ha deciso di investire per il rilancio turistico e occupazionale della cittadina termale. Il che - se accadesse - equivarrebbe a decretare la «fine» dell’intera valle, da troppo tempo ormai alle prese con un declino chegli interventi di Nestlé e Percassi potrebbero contribuire ad arginare, puntando finalmente ad un rilancio complessivo della zona.

Che le angosce di Milesi non siano campate per aria, lo dimostra il fatto che nelle stesse ore in cui il sindaco si accingeva a scrivere al premier, anche i vertici dell’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, esprimevano forti dubbi sul codice in questione, ipotizzando un possibile «blocco» della ripresa del Paese. Pur condividendo i principi del nuovo Codice in materia di trasparenza e di lotta all’illegalità, sembra però evidente che alcuni correttivi debbano essere introdotti, tema sul quale anche il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio si sta impegnando.

Tuttavia la Val Brembana non può permettersi di aspettare che un iter tanto complesso giunga a destinazione: da qui la richiesta (che la Bergamasca deve fare propria) di poter beneficiare di una specifica deroga. In gioco - forse il premier non lo sa - c’è il destino di un’intera valle, via via sempre più impoveritasi fino ad intraprendere un doloroso declino, favorito anche da un sistema viario e infrastrutturale che ne ha penalizzato lo sviluppo economico. Tanto di cappello a quel manipolo di imprese (in Val Brembana come nell’attigua Val Brembilla) che fronteggiano la crisi dovendo combattere non soltanto una concorrenza ormai planetaria (fatta anche di incentivi fiscali a noi sconosciuti), ma anche contro «strade gruviera» capaci di mettere a soqquadro interi carichi di minuteria metallica prima di arrivare al fondovalle piuttosto che contro «strade informatiche» di esasperante lentezza causa l’inadeguatezza della «digitalizzazione». A cascata, l’impoverimento della valle ha purtroppo favorito anche il suo spopolamento, soprattutto della componente più giovane, che ha preferito trasferirsi altrove, spesso più vicino alla città. Ne sa qualcosa anche l’ospedale di San Giovanni Bianco che dapprima si è visto chiudere il «punto nascita» (scelta peraltro doverosa per l’impossibilità di garantire alle future mamme un parto sicuro a tutti gli effetti) e oggi alle prese con una difficile - ma altrettanto necessaria - operazione di salvaguardia e di tenuta degli standard minimi di assistenza. E anche qui urge un nuovo appello al capo del governo (si legga a pagina 33) perchè consenta di utilizzare ancora i fondi a suo tempo già stanziati per la realizzazione di un eliporto, struttura fondamentale per assicurare interventi d’urgenza tempestivi in tutta la valle.

Se a tutto ciò aggiungiamo il recente incendio doloso degli impianti di risalita di Foppolo, si intuisce agevolmente come per la Valle Brembana si sia davanti a un drammatico bivio: sbagliare strada potrebbe davvero segnare irrimediabilmente il futuro di questa «fetta» di provincia bergamasca. Ecco perché l’appello rivolto a Renzi dal sindaco Milesi deve essere sostenuto con forza da tutti, mondi istituzionali e rappresentanze politiche incluse, al di là dei singoli schieramenti, oltre che, naturalmente, dalle forze sindacali e imprenditoriali.

Certo, due appelli al premier nello stesso giorno e dalla stessa valle sono un po’ troppi: vuol dire che forse - anche in casa nostra - qualche problema di «miopia» c’è stato. Ma questa è tutta un’altra storia, e - come vuole la miglior tradizione italiana - i panni sporchi si lavano in famiglia...

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