Il successo dei 5 Stelle
di nuovo sulla scena

Il Movimento Cinque Stelle segna un punto nella gara di visibilità con la Lega. Il provvedimento varato dall’Ufficio di presidenza della Camera che dispone il ricalcolo dei vitalizi per gli ex deputati reca infatti il sigillo di Roberto Fico. I grillini per un giorno si riprendono così la scena occupata stabilmente dal loro alleato Salvini. Il decreto «dignità» di Di Maio, a causa delle critiche ricevute e delle probabili modifiche parlamentari, dal punto di vista mediatico è stato una delusione, e dunque ora si corre ai ripari con i vitalizi degli ex parlamentari, argomento sempre molto popolare.

Non si tratta, beninteso, dell’abolizione dei vitalizi, già avvenuta nel 2012, ma di un «taglio» alle pensioni degli ex deputati che farà risparmiare alla Camera 16 dei 76 milioni annui destinati a questa spesa. In poche parole l’emolumento sarà ricalcolato sulla base dei contributi effettivamente versati dai singoli parlamentari (come si fa per tutti gli italiani da diversi anni a questa parte) che invece, all’epoca, godevano di un trattamento privilegiato. In realtà è l’ennesima modifica che viene apportata ai vitalizi degli ex: ad esempio in passato si era già rivista l’età cui si poteva ricevere l’assegno. Di fatto, da gennaio 2019, data dell’entrata in vigore delle nuove norme, parecchi dei 1.200 beneficiari del trattamento prenderanno dal 40 all’80 per cento in meno di quanto percepiscono oggi. A favore del provvedimento hanno votato i partiti della maggioranza (anche se la Lega aveva più di un dubbio) e i rappresentanti del Pd e di FdI; Forza Italia si è astenuta. I deputati del M5S si sono presentati di fronte alle telecamere in piazza Montecitorio con palloncini e bottiglie di champagne per festeggiare l’avvenimento. Di Maio ha parlato di «rivincita», ha colto l’occasione per annunciare che presto la stangata toccherà alle pensioni cosiddette «d’oro» dei cittadini comuni e ha invitato il Senato a seguire presto l’esempio della Camera.

Già, perché la presidente del Senato Elisabetta Casellati non ha ancora assunto una decisione simile a quella della Camera perché ritiene – come il suo partito Forza Italia – che le norme scritte dalla Camera siano viziate da incostituzionalità e che verranno cancellate dalla Corte Costituzionale quando gli ex parlamentari presenteranno in massa i ricorsi alla magistratura. Non è una sorpresa: basta leggere i tanti pareri di costituzionalisti e di ex presidenti della Consulta come il professor Cheli, per capire che i dubbi della Casellati non sono solo suoi. Anzi, a Montecitorio molti sono convinti che il «lodo Fico» rimarrà lettera morta e che da qui a gennaio ci sarà tutto il tempo per decretarne l’illegittimità costituzionale. Cheli lo ha spiegato citando due elementi. Il primo: la irragionevolezza della norma starebbe nel fatto che dopo tanti anni il reddito delle persone interessate, molte delle quali molto anziane, verrebbe colpito in una misura abnorme (s’è detto fino all’ottanta per cento in meno). Il secondo: gli ex parlamentari sono andati in pensione secondo le leggi dello Stato allora vigenti - cui essi si sono «affidati» - e non aggirando la legge. Se venisse meno questo principio, per ricordare un argomento dei critici, dopo quella dei parlamentari potrebbe essere ricalcolata la pensione di qualunque altra categoria di pensionati. Viceversa Roberto Fico sostiene che la delibera dal punto di vista costituzionale sia inattaccabile. Di Maio ha detto di «non temere i ricorsi». Ha ragione: se la norma venisse cancellata, la decisione sarebbe presa dalla Corte Costituzionale e non dai partiti che potrebbero sempre protestare contro la «Casta» che difende se stessa e chiedere più voti per avere mano libera.

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