Il vero insulto è una
campagna elettorale così

Siamo all’ ultimo miglio della lunghissima campagna referendaria che, in attesa della prossima, si è già conquistata la fama di essere la peggiore di sempre. E in effetti, i due schieramenti avversi se le stanno dando di santa ragione. Probabilmente le parole simbolo con cui saranno ricordati questi tre mesi di passione sono «accozzaglia» e «scrofa ferita». La prima è la gentile definizione che Matteo Renzi ha dato della vasta armata che gli si contrappone (che va da Matteo Salvini a Stefano Fassina passando per Grillo, D’ Alema e Berlusconi) la seconda è stata l’ educatissima risposta data al premier dal capo del Movimento Cinque Stelle.

Non sarà dunque un gran ricordo di questo referendum 2016, ma tant’ è. Che gli ultimi giorni poi siano quelli decisivi e perciostesso i più tempestosi, è persino ovvio: in ballo ci sono i tanti voti degli incerti che determineranno la vittoria e, come ha detto Maria Elena Boschi, occorre che i militanti fermino le signore in coda alla cassa del supermercato per chieder loro: «Scusi, ma lei il 4 dicembre per chi vota?».

L’ appello al volontariato del ministro che firma la riforma in discussione, tuttavia, non nasconde il fatto che la battaglia vera si stia giocando in televisione e sui social network. Vanno molto anche i comizi - un revival - e gli incontri di settore ma è soprattutto il medium digitale di massa a fare la differenza.In televisione quelli del No lamentano di starci poco e di essere poco invitati: secondo loro l’ influsso renziano sulla televisione pubblica si farebbe sentire un po’ troppo e in fondo anche Mediaset, per esplicita ammissione del suo fondatore ed editore, non è che si sbracci per il No (è noto che il presidente del biscione, Fedele Confalonieri, ha scongiurato Silvio Berlusconi sino all’ ultimo di schierarsi a favore del sì).

Risultato: pochi passaggi per i tanti e solenni «professori emeriti» che compongono il comitato per il No e per i politici dei partiti schierati con loro. Fa eccezione La7, la tv di Urbano Cairo e di Enrico Mentana che occhieggia alla causa e finora ha piazzato i faccia a faccia più ghiotti, a partire da quelli di Matteo Renzi prima con il professor Zagrebelsky e poi con Ciriaco de Mita. Due scontri senza sconti, pieni di perfidie e colpi bassi: con i due anziani contrari alle riforme che trattavano il quarantenne presidente del Consiglio come un ragazzino incompetente e incosciente, e con Renzi che alternava cattiverie («Ciriaco, hai lasciato il Pd perché non ti davano più una poltrona») a forme di rispetto cortesissime, di quelle che si usano però con il colonnello un po’ rimbambito del piano di sotto.

Il resto del referendum in tv finora è stata soprattutto una gran noia: l’ interesse si rialzerà se qualcuno riuscirà a portare Grillo o D’ Alema allo scontro diretto con Renzi: è difficile che ci si riesca ma se fosse, sarebbe un grande «spettacolo», degno delle tribune elettorali degli anni ’60. Sui social poi viene combattuta h24 una battaglia altrettanto aspra: ormai i comitati e gli addetti stampa si sono abituati alle dirette Twitter e Facebook e alle foto di Instagram, allestiscono polemiche e ribattono agli attacchi senza stancarsi mai. Qui a dominare sono soprattutto i grillini allenati dalla formidabile macchina propagandistica della Casaleggio & Associati. C’ era un troll violentemente anti-renziano, tale «Beatrice Dimaio» che il sottosegretario Lotti pensava fosse riconducibile ai Cinque Stelle e invece, sorpresa, era l’ identità di battaglia nientedimeno che della moglie del forzista Renato Brunetta, la signora Titti, che forse non voleva sfigurare di fronte al marito quanto a veemenza contro il capo del Pd.

Per i prossimi giorni aspettiamoci cannonate e colpi a sorpresa, qualche parolaccia in più e insulti a raffica. Non è forse questa «la più vergognosa campagna referendaria che si ricordi»?

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