Immigrati e ius soli
Italia a due facce

«Non possiamo parlare di migrazione senza pagare tributo all’Italia per la sua generosità. Nel Mediterraneo l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa». Il riconoscimento del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, a sbarchi finiti (almeno al momento) suona un po’ beffardo anche se è sacrosanto. Lo aveva detto al ritorno dalla Colombia anche Papa Francesco. Mentre i Paesi dell’Europa erigevano muri e inviavano blindati al Brennero noi salvavamo (e continuiamo a salvare) attraverso la nostra Marina italiana vite, uomini, donne, vecchi, bambini, restituendo all’Europa la sua umanità.

Tra quote di profughi disattese, risorse finanziarie negate, muri innalzati e persino filo spinato l’Europa del disonore riguarda praticamente tutti gli Stati membri, ad eccezione di Italia, Grecia e Germania. Non si tratta solo dei governi suprematisti e ultranazionalisti di Slovenia, Ungheria o Polonia. Anche Macron, il giovane presidente francese, ha mantenuto un atteggiamento quanto meno ambiguo nei confronti dell’emergenza profughi, arrivando a negare l’approdo nei porti francesi delle navi delle Ong che soccorrevano i naufraghi, oltre a rispedire al mittente, vale a dire a noi italiani, tutti coloro che cercavano di attraversare la frontiera di Ventimiglia. Lo stesso ha fatto il Belgio.

Nei vari Consigli europei tutti gli Stati membri, a parte Germania, Italia e Grecia, si sono espressi contro il rispetto della ripartizione dei richiedenti asilo, al punto da far urlare in una drammatica sessione l’allora capo di Governo Renzi sull’ottusità dell’Europa. E nessuno si sogna di cambiare il Trattato di Dublino che impone l’assistenza dei profughi da parte degli Stati di approdo. Stiamo parlando di 40 mila profughi da ripartire in 27 Paesi. Danimarca e Svezia, i modelli scandinavi di diritti civili e Welfare, non ne hanno voluti nemmeno un migliaio.

C’è un vento nuovo per l’Europa, preannunciato da Juncker? L’accordo a quattro (Germania, Italia, Francia e Spagna, con la collaborazione di Ciad e Niger) sull’intervento in Libia e nei Paesi del Centrafrica per fermare le carovane della morte dei migranti e soprattutto migliorare le condizioni dei campi di concentramento della costa libica fanno ben sperare, ma è ancora tutto sulla carta. Nel frattempo il vento antico, quello della chiusura, della xenofobia e dell’intolleranza, ha prodotto lo stallo e probabilmente la fine, del disegno di legge sullo «ius soli», che in realtà andrebbe chiamato «ius culturae» poiché prevede norme molto severe sulla frequentazione di cicli scolastici da parte dei minori figli di stranieri extracomunitari residenti in Italia. È stato tutto gettato alle ortiche in nome di un campagna elettorale latente, ma sempre presente, che vieta di approvare qualunque legge che sia divisiva o intacchi il consenso elettorale. In Parlamento giacciono i 5.826 disegni di legge presentati dall’insediamento delle Camere nel marzo del 2013. Di questi ce ne sono 94 già approvati da uno dei due rami del Parlamento: dal codice antimafia alla legge sulle demolizioni degli edifici abusivi. Significa che ci sarebbero le condizioni per approvarle e invece tutto resta fermo, precario, probabilmente fino alla prossima legislatura. C’è spazio solo per la Manovra economica.

«L’Europa non è una fortezza, è e resterà il continente della solidarietà per quelli che hanno bisogno di un rifugio», ha detto il presidente della Commissione europea, che ha aggiunto: «Alla fine del mese la Commissione europea farà una serie di proposte sui rimpatri, la solidarietà con l’Africa e l’apertura di vie legali». Può darsi, ma finora, come detto, è ancora tutto sulla carta ed è lecito pensare che siano solo dichiarazioni di intenti.

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