La monnezza e i 5stelle
Che fatica governare

L’infuocata seduta del Consiglio comunale di Roma ha segnato, e con un certo ritardo, l’avvio ufficiale della nuova giunta guidata da Virginia Raggi e dal Movimento Cinque Stelle che hanno espugnato a fuor di popolo il Campidoglio strappandolo ai partiti tradizionali. L’avvio non poteva non avere come motivo dominante la questione rifiuti, la «monnezza» come dicono a Roma: fonte di scandali a catena, motivo di corruzione, sperperi, inefficienze pluridecennali, causa di grave scandalo internazionale di fronte all’Urbe deturpata e di gran polemica tra i cittadini, stufi di avere una città sporca come non mai e di pagare la Tari più alta d’Italia.

Ad occuparsi di questa mostruosità i Cinque Stelle – e pare Virginia Raggi in prima persona – hanno posto una persona di lunga esperienza, Paola Muraro, la quale, come tutte le persone che hanno storia alle spalle, ha anche le sue belle contraddizioni. Che nel caso specifico sono apparse anche piuttosto rilevanti: la Muraro infatti è stata consulente dell’Ama, l’azienda dei rifiuti, proprio negli anni peggiori dello sfascio, e come consulente non ha solo redatto pareri e progetti con un’ottima retribuzione ma ha avuto magna pars nella gestione degli appalti, un terremo come è noto scivolosissimo.

Secondo alcuni ora la Muraro starebbe gestendo il suo assessorato proprio sulla scorta dei suoi vecchi rapporti (favorendoli?) e delle sue inimicizie a cominciare dal capo dell’Ama con cui era in causa per una questione di compensi che lei reclamava e che l’azienda non le voleva riconoscere e che lei ora vuole silurare. Insomma, secondo i critici, la Muraro starebbe dentro un consistente conflitto di interessi e la sua azione è volta a retrocedere verso i tempi in cui Roma e i suoi rifiuti erano ostaggio di un signore multimilionario, tale avvocato Manlio Cerroni, che con la sua discarica di Malagrotta – la più grande d’Europa – faceva il bello e il cattivo tempo fino a quando, colpito da mille questioni giudiziarie, non fu estromesso dal sindaco marziano Ignazio Marino che così si guadagnò uno dei rari applausi del suo mandato. Ecco, pare che con la Muraro si stia tornando a quei tempi, e naturalmente l’opposizione e i giornali si sono scatenati trovando altre connessioni poco chiare. Lei, per tutta risposta, ha denunciato un «golpe» ai suoi danni da parte dei vecchi poteri ( quelli cioè con cui lei collaborava). Da aggiungere che la Procura di Roma sta indagando sulle mazzette legate ai rifiuti e ha già convocato l’assessore come persona informata dei fatti. Va da sé che le richieste di dimissioni stiano fioccando.

Che fatica governare insomma, e i grillini ora se ne stanno accorgendo. Passare in poco tempo dalle invettive sui blog al trionfo elettorale e poi all’azione amministrativa concreta è un transito duro se non si hanno la competenza e le conoscenze per giudicare e agire, scegliere le persone giuste e dare chiari indirizzi di governo. Tanto più in una città come Roma dove i problemi sono giganteschi come i suoi monumenti. Ma la giunta è partita male, con le liti e le risse tra grillini per i posti di comando, e poi con la scoperta di una mediocre parentopoli di pianerottolo, e infine per l’assenza di qualunque decisione in più di un mese dall’insediamento della giunta cui si è cercato di porre rimedio con qualche modesta bugia, tipo l’abolizione delle auto blu per i consiglieri comunali (che non le hanno mai avute). Infine è scoppiato il caso Muraro che potrebbe essere il detonatore di una bomba a scoppio veramente troppo anticipato.

Anche gli ambienti che avevano dato fiducia alla giovane Raggi dopo i disastri del centrosinistra e del centrodestra cominciano a scalpitare, a chiedere un segno, anche uno solo, che dica che in città le cose stanno cambiando. Se il cambiamento à tornare a Cerroni e a Malagrotta...

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