La Regione dia aiuti
E Foppolo le garanzie

I numeri tengono Foppolo nelle 10 magnifiche località lombarde del circo bianco. Poi però ci sono altre cifre: più di 10 milioni di euro di debiti. Un bilancio rosso vivo, come le fiamme del rogo che hanno ridotto in cenere le seggiovie Quarta Baita e Montebello. I piromani forse volevano mettere la parola fine alla travagliata storia di Brembo Super Ski. I danni sono ingenti, eppure la montagna non ha alcuna intenzione di franare a valle.

Lo si è capito da come i sindaci della Val Brembana, già l’indomani dell’incendio, si siano rimboccati le maniche, facendo squadra, avanzando riflessioni su come uscire dal tunnel. L’uomo del monte non si arrende. E allora dopo la mano sul cuore, bisognerà metter mano al portafogli. La Fenix Srl ha messo sul tappeto qualche centinaia di migliaia di euro, dal Bim potrebbe arrivare una grossa boccata d’ossigeno, i Comuni vallari nelle pieghe dei bilanci potrebbero radunare un altro gruzzolo consistente. Alcuni privati sono pronti a dare contributi sostanziosi. Può bastare questa cordata per salvare stazione e stagione? Dubitiamo. La vera svolta non può che avvenire con la discesa in campo di Regione e Provincia. Ma non è puntando a ripianare la voragine di Brembo Super Ski e a ripristinare due seggiovie bruciate che si risolleverebbero le sorti del comprensorio. La stagione va salvata, ma non ci si può limitare al breve termine. Occorre andare oltre. Il Pirellone farà la sua parte. Qui c’è in ballo non solo un inverno di slalom. I primi a rischiare grosso sono i Comuni azionisti degli impianti ma con loro – a cascata – quelli della valle. Banale affermarlo, c’è un indotto attorno al circo bianco che non va dimenticato. Quanto e come la Regione vorrà fare non lo sappiamo, ma di certo saranno necessarie garanzie da parte dei paesi vallari per portare avanti una strategia comune. Se dalla cassaforte di Milano usciranno i fondi necessari per il rilancio, sarà indispensabile varare un progetto nel medio e lungo termine. Stanziare fondi per tamponare l’emergenza, senza pensare al futuro è un po’ come dare ossigeno a un moribondo, o – per essere ancora più schietti – gettarli in un pozzo senza fondo.

C’è un aspetto che non va sottaciuto. Turismo è la parola magica pronunciata spesso a sproposito. Ci si riempie la bocca battezzandolo come settore che incide fortemente sul Pil. Se ne parla come risorsa attraverso la quale potrebbe campare il Bel Paese. Poi alla resa dei conti si scopre che si muove poco o nulla. A Bergamo il vento è un po’ cambiato, ma c’è ancora molto da fare. Nelle zone vallari per alcuni versi siamo ancora all’anno zero. Il circo bianco può solo essere un valore aggiunto per il territorio. Se non arrivano i fiocchi bianchi, la montagna che fa? Non diamo lezioni di come si rianimano le sorti delle valli, anche perché giovani e idee non mancano in alta quota. Politici navigati, sindaci con mandati ultradecennali dovrebbero fare un passo indietro. Nessuno li vuole rottamare, l’esperienza va messa a frutto, ma bisogna avere il coraggio di dire che il turismo è roba più per tecnici, che politici di lungo corso. Vogliamo allora parlare delle eccellenze di Foppolo, Branzi, del Parco delle Orobie? Ce ne sono a bizzeffe, basta valorizzarle. Ecco perché un salvataggio del circo bianco di Foppolo deve costituire il punto di partenza per dare una spallata a tutto il settore. Alberghi e una ristorazione più curati, un’offerta non più basata solo su piste innevate, proposte che valorizzino storia, cultura e natura del territorio sono tutte carte da giocare. E alla base di tutto la formazione degli operatori. Il turismo non si improvvisa. È un settore redditizio se si vola alto, se si dà il meglio. I mediocri falliscono. Ma torniamo a Foppolo. A dicembre e gennaio gli sciatori vogliono tornare in pista. Se non arriverà la neve, gli operatori chiederanno lo stato di emergenza per mancati introiti? La Regione farà sempre la sua parte. Ma non firmerà più cambiali in bianco.

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