L’agosto del Papa,
quei gesti semplici

Che il Papa non ami le vacanze, e neppure ne senta il bisogno, lo si era capito bene già dalle sue scelte nelle estati passate. Ma questo agosto 2016 è stato ancor più rivelatore: seguire l’agenda di Francesco fa davvero capire il suo modo di guardare alla vita e il suo profilo umano. Quella di agosto è stata un’agenda poco diversa da quella di qualsiasi altro mese.

Tolto il rallentamento degli appuntamenti ufficiali e tolta la pausa negli inviti alla Messa mattutina di Santa Marta, per il resto ha proseguito la sua attività come nulla fosse. Ha tenuto regolarmente le udienze tutti i mercoledì, si è affacciato dalla finestra di quello che prima di lui era l’appartamento papale per gli Angelus, rinunciando anche quest’anno al Ferragosto a Castelgandolfo. È stato molto presente sui social media, con ben 16 tweet (contati fino a ieri), a partire da quello bellissimo del 2 agosto: «Il segreto della gioia: non spegnere la curiosità bella, ma mettersi in gioco, perché la vita non va chiusa in un cassetto». Ancor di più si è affacciato dalla «finestra» virtuale di Instagram, un social che a quanto pare gli è molto congeniale, visto che in poco più di tre mesi ha già raggiunto i 3 milioni di follower.

Ha anche provveduto ad un significativo ritocco all’organigramma della Curia, creando un nuovo dicastero «per i laici, la famiglia e la vita» che prende il posto del Consiglio per la famiglia e del Consiglio per i laici. Quindi da una parte semplificazione, dall’altra l’avanzamento di personaggi come Kevin Joseph Farrell, Pierangelo Sequeri e Vincenzo Paglia allineati con la «pastorale della famiglia» tratteggiata da Francesco con l’esortazione Amoris laetitia», che mette attenzione alle «famiglie ferite».

Insomma un mese normale, con all’interno il viaggio lampo nella sua carissima Assisi, per gli 800 anni del Perdono. Ma quello che più colpisce nell’agosto di Papa Bergoglio è la istintiva familiarità con il popolo che ad agosto non può lasciare la città. Verrebbe da dire che Francesco resta per non lasciarli soli. In realtà resta perché nei loro confronti avverta una consentaneità immediata. E nella città libera dalle scadenze ufficiali è più facile «incontrarsi». Il 12 agosto ha pranzato a Santa Marta con un gruppo di 21 rifugiati siriani, ospitati nelle strutture di Sant’Egidio. Tra loro c’erano alcuni di quelli che erano rientrati sul suo aereo dopo il viaggio a Lesbo a maggio. Nel gruppo solo due erano rifugiati cristiani; gli altri erano tutti musulmani. È stato un pranzo molto normale, tra tanti sorrisi e tante foto ricordo e concluso con i bambini che hanno circondato il Papa a tavola per donargli un album dei loro disegni.

Due giorni dopo è stata la volta di una visita ancor più imprevista: Francesco è andato a Pietralata, borgata a nord di Roma, e a sorpresa ha incontrato, nella casa che oggi le accoglie, una ventina di ragazze liberate dalla schiavitù della prostituzione dalla Comunità Papa Giovanni XXIII di don Benzi. Un incontro che ha commosso le ragazze ma che ha colpito profondamente il Papa, che infatti nell’Angelus di Ferragosto, due giorni dopo, è tornato sul tema della «cupidigia» degli uomini (nel senso di maschi) che umilia il corpo femminile. Infatti nel giorno della festa dell’Assunzione di Maria ha voluto ricordare « in particolare alle donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza, alle donne schiave della prepotenza dei potenti, alle bambine costrette a lavori disumani, alle donne obbligate ad arrendersi nel corpo e nello spirito alla cupidigia degli uomini».

Questo è stato l’agosto per nulla «speciale» di Papa Francesco. Un agosto di gesti semplici, in cui ha continuato ad essere se stesso. In cui forse è stato più «se stesso» che in ogni altro momento.

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