L’arte del Belpaese
ad altissimo rischio

I mutamenti in atto non hanno solo il volto dell’emigrazione. Vi sono stranieri molto meno disperati e molto più incivili che invadono le grandi città italiane. Su questo flusso si tace perchè porta denaro. È il turismo a torso nudo e pantaloni corti davanti a monumenti e chiese che sono pezzi di storia della civiltà occidentale. Il decoro é un problema che i nuovi venuti non si pongono. Cercano svago e novità. Fare i propri comodi fa parte della vacanza ed il resto rientra nello spettacolo. Gli avanzi di cibo e le immancabili bottigliette di birra e Coca Cola
vuote davanti a basiliche e rovine dell’antica Roma sono il nuovo paesaggio urbano. Certo Roma non brilla per il senso civico dei suoi cittadini, ma le cattedrali della fede e le vestigia del passato erano sino a ieri rimaste intonse. Un inconscio senso di rispetto. Ma con i nuovi lanzichenecchi anche questo è cambiato.
La scalinata di Piazza di Spagna a Roma è letteralmente sommersa da queste masse anonime che bivaccano e poi lasciano i loro rifiuti sui gradini come di certo non farebbero se fossero a casa loro. Uno dei mille esempi dello strazio in atto. Il bello dovrebbe evocare sentimenti di edificazione dell’animo, visitare vuol dire conoscere e imparare e quindi educare. Questo, Michel de Montaigne, nobile saggista francese del Cinquecento, ci ha spiegato con i suoi Essays.

Ma era un turismo elitario. Poi è arrivato Thomas Cook nell’Ottocento e con lui i viaggi organizzati. Adesso siamo al punto di rottura. Se continuiamo di questo passo daremo in pasto alle orde fameliche degli assetati di sole e di dolce vita i nostri beni d’arte.

La globalizzazione dei low cost ha il volto anonimo delle masse informi alla ricerca dell’effimero. In modo inconsapevole questi pellegrini del consumo a buon mercato eroderanno per eccesso di uso patrimoni che il tempo e la storia ci hanno tramandato. Città carnaio che il tifo calcistico porta alla ribalta della cronaca. I tifosi olandesi che nel 2015, per eccesso di alcol e in assenza di freni inibitori, assaltano la fontana del Bernini di Piazza di Spagna, danni per 200 mila euro e lesioni irreparabili. Tre anni dopo i turisti-tifosi francesi festeggiano la vittoria della nazionale francese ai Mondiali di Russia con uno sfregio alla fontana di Campo de’ Fiori a Roma. Il vandalismo si sente legittimato ed esce dallo stadio. I romani lasciano fare per atavica abitudine al fluire della storia e per convenienza spicciola. Per campare ci si adatta.

Una tolleranza che viene scambiata per indifferenza. Ma i primi segni di risveglio si sentono. A Venezia un gondoliere rimbrotta due turisti francesi con una frase che è diventata virale: «Ma lo sa che lei è in Piazza San Marco?» Stavano facendo il bagno come se fossero in una qualsiasi località balneare.

Far perdere di decoro i luoghi d’arte è come svalutare il capitale. I centri storici si stanno svuotando per lasciar posto a monolocali o piccoli appartamenti per turisti, il tutto gestito via internet. Morale: anziani e famiglie se ne vanno e il centro diventa un luogo mummificato con soldi che vanno a centrali straniere in paradisi fiscali e l’anima della vita cittadina che s’è persa. Un fenomeno che riguarda da vicino Firenze, Venezia, Roma e che anche recenti inchieste televisive hanno messo in evidenza. A Parigi e Barcellona cominciano a porsi il problema. Ma la Francia è Parigi, una questione facilmente localizzabile, così come la Catalogna con la sua città simbolo, mentre l’Italia è tutto un luogo d’arte ed è il capitale più grande che abbiamo. Esercitare la sovranità vuol dire una sola cosa: imporre regole e farle rispettare.

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