Lavoro, sicurezza
e qualità in gioco

È stata opportuna la scelta del sindacato confederale nazionale (Cgil, Cisl e Uil) di focalizzare l’appuntamento del 1° Maggio attorno ai temi della sicurezza del lavoro e della prevenzione. Di questi tempi molto si discute in merito alla questione della valorizzazione della persona come elemento fondamentale e centrale della fase di celere evoluzione impressa dallo sviluppo tecnologico e dalla digitalizzazione (machine learning e big data). Si discute, altresì, della necessità di puntare con maggiore decisione al coinvolgimento e alla partecipazione dei lavoratori sulle strategie delle aziende e sull’organizzazione del lavoro, sulla formazione continua e permanente come condizione essenziale per una nuova tutela del lavoro e dell’occupabilità delle persone.

Si tratta di punti all’ordine del giorno davvero strategici per agganciare un rinnovato ruolo delle relazioni sindacali orientate al futuro. A fare da contraltare, segnando drammaticamente le contraddizioni delle attuali condizioni di lavoro, c’è l’urgenza della sicurezza come purtroppo denota l’aumento del numero di infortuni anche mortali. Le cronache di queste settimane ne rappresentato un’amara testimonianza. Sembra quasi che questo sia un tributo inevitabile, un sacrificio da immolare sull’altare della crescita e dello sviluppo economico e occupazionale. I lavoratori e le lavoratrici in piazza oggi vogliono testimoniare con forza che non è così, che questo è un sacrificio inaccettabile, che le migliaia di infortuni sul lavoro e di morti (nel 2017 oltre 130 nell’avanzata e moderna Lombardia) si devono e si possono evitare. Ogni grave infortunio sul lavoro, ogni persona che perde la vita è una sconfitta per tutti: per il sindacato, per l’impresa, per tutta la comunità. Occorre lavorare con grande determinazione su diversi fronti. Prima di tutto nella diffusione a tutti i livelli, partendo dalle scuole, di una cultura della sicurezza, che deve trasversalmente crescere in tutti gli ambiti della vita. La formazione alla sicurezza è una delle leve fondamentali per tutte le politiche di prevenzione degli infortuni. Una prospettiva ancora troppe volte affrontata vagamente, in termini meramente generici e formali, senza correlazione con l’organizzazione specifica del lavoro la quale, con le mutazioni tecnologiche in atto, è sempre in grande evoluzione.

Inoltre, la tendenza alla temporaneità delle prestazioni del lavoro (col carico di inesperienza e conoscenza dei luoghi del mestiere) aumenta in maniera proporzionale gli infortuni soprattutto in contesti dove i lavoratori non ricevono neppure la formazione sulla sicurezza. Un ambito sicuramente non marginale per potenziale il livello di sicurezza lavorativa parte dalla costruzione di reti di coordinamento tra enti istituzionali, parti sociali, enti bilaterali. Insieme per definire iniziative mirate e efficaci sulla prevenzione e sui controlli ispettivi. Bergamo, con il protocollo definito all’inizio dell’anno in Prefettura, può rappresentare una rilevante road map di riferimento anche nel contesto regionale e nazionale. Per questo occorre attuare uno sforzo aggiuntivo per concretizzare e rendere operative le azioni previste nel protocollo.

Rimane però sullo sfondo il tema dell’evoluzione del lavoro oggi, della sua frammentazione e polarizzazione. Occorre andare più a fondo del dato, molto positivo in particolar modo nella nostra provincia, della riduzione della disoccupazione. Emerge il tema della qualità del lavoro. Di quanto lavoro e di quante persone sono schiacciate verso il basso, nei tanti ambiti della terziarizzazione selvaggia, nella logistica e nei servizi.

In queste situazioni il lavoro è ancora ricondotto drammaticamente come semplice fattore di costo, da comprimere il più possibile nei diritti, nelle retribuzioni, nella sicurezza. Lavorare per la centralità della persona e per la sua integrità significa far emergere queste situazioni e dargli voce e rappresentanza per un futuro migliore. Buon 1° Maggio.

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