L’azzardo di Stato
Le risposte alla piaga

I dati sull’azzardo a Bergamo e provincia pubblicati oggi da L’Eco fanno impressione. Tuttavia vanno completati con un altro dato che aiuta a capire: quei 218 milioni giocati in città nelle slot e nelle Vlt (Video lottery terminal) nel 2016 hanno garantito per l’erario un introito di 17 milioni di euro. Il dato complessivo (fonte Monopoli dello Stato) delle entrate fiscali generate dall’azzardo legale nella sola città di Bergamo sfiora i 26 milioni. È questa la trappola in cui il Paese si trova e che, insieme agli interessi dei concessionari e dei gestori delle sale, rende complicatissima la battaglia per arginare il fenomeno.

Lo Stato non vuole, perché dice di non poterlo fare, rinunciare a queste entrate che complessivamente si aggirano ormai sui 5 miliardi di euro. Ma è un calcolo alla fine autolesionistico, perché i soldi che finiscono nelle macchinette sono soldi inerti, sottratti ai consumi. Se, per un calcolo teorico, quei 218 milioni spesi nel 2016 a Bergamo fossero finiti in spese che generano Iva e che alimentano l’economia reale, probabilmente per le entrate pubbliche le cose sarebbero anche più vantaggiose. Anche perché diminuirebbero le spese sociali connesse al fenomeno: dipendenza, famiglie impoverite a carico dei servizi sociali... Ma per farlo bisogna avere il coraggio di invertire la tendenza, di ledere interessi consolidati e protetti con metodi lobbistici.

Per inquadrare meglio il fenomeno bisogna poi spacchettare quei 218 milioni, perché si scoprirebbe che la gran parte di quei soldi vengono dalle Vlt (quasi 154 milioni). Le Vlt sono le macchinette più evolute. Sono molto veloci (per la durata media della partita) e sono strutturate affinché si possa giocare non solo con monete ma con denaro cartaceo: fatto che spiega come mai, pur essendo meno in termini di numeri, le Vlt hanno in proporzione un potenziale di business ben maggiore. Come ha dimostrato una grande esperta, la ricercatrice del Mit Natasha Dow Schull, che ha condotto importantissime ricerche sul campo, le Vlt in particolare sono macchine studiate per produrre dipendenza e incrementare i profitti («Architetture dell’azzardo», il suo libro tradotto anche in italiano da Sossella editore, è prezioso per avere una percezione vera del fenomeno e dei suoi rischi).

Infine c’è un altro dato che ancora non possiamo avere ma che potrebbe rivelarsi molto significativo: è il dato che riguarda il 2017. Infatti da un anno a questa parte a Bergamo è in vigore un regolamento messo a punto dalla giunta di Giorgio Gori, che limita, non solo per le slot e le Vlt, ma per tutte le tipologie di «gioco», le fasce orarie di rivendita. Si tratta di un regolamento che è diventato un modello, e che è stato rafforzato dalla sentenza del Tribunale amministrativo regionale che ha dato ragione al Comune che alla terza infrazione aveva sospeso per otto giorni l’esercizio dell’attività di una sala giochi. In sostanza il Tar ha riconosciuto che il Comune, oltre ad avere legittimità e potere nel fissare gli orari di esercizio, può comminare la sanzione, fino a sospendere l’attività anche alle sale giochi che non rispettano il regolamento.

Il dato quindi che bisogna attendere con interesse è quello che riguarda l’esito di questa politica attenta esercitato sul territorio della città. Un dato importante che andrà letto con attenzione, parametrandolo con la crescita complessiva dei consumi in un anno di ripresa economica come il 2017. I sindaci sono oggi i più esposti sulle ricadute sociali del gioco d’azzardo. Solo loro possono mettere un argine a questo fenomeno socialmente nefasto, anche se allo Stato centrale questo non piace tanto.

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