L’Europa disunita
e confusa è un guaio

Un fantasma si aggira per l’Europa: l’ipocrisia. La vicenda della nave Aquarius con a bordo 629 migranti in balia del mare per giorni ha costretto l’Unione a gettare la maschera ma anche a far vedere di quale dose di spregiudicatezza sono capaci i governi europei pur di attrarre consensi. Anche l’Italia, lasciata sola a gestire le politiche migratorie (anche per via della sua posizione nel Mediterraneo) non ha esitato a mettere a repentaglio delle vite umane, violando al Convenzione internazionale dei diritti dell’uomo. Di certo non ha nulla da insegnarci la Francia, che ha innescato una crisi diplomatica senza precedenti dopo le parole durissime del portavoce di En Marche, il partito del presidente Emanuel Macron, che ha addirittura liquidato come «vomitevole» la decisione dell’Italia.

Il nuovo responsabile della Farnesina Moavero ha convocato l’ambasciatore francese. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha annullato il suo incontro previsto con il suo omologo Bruno Le Maire, ma è fortemente in bilico anche la visita del premier Conte a Parigi, atteso venerdì da Macron.

Sul piano della solidarietà l’Italia non accetta lezioni da nessuno, ha detto il ministro degli Interni Matteo Salvini in un’informativa al Senato. Salvini, che ha già paralizzato la riforma del trattato di Dublino, si dice «stufo dei morti di Stato, dei bambini che muoiono in mare perché qualcuno li illude che c’è un futuro qui». Peccato che i bambini muoiono in mare principalmente perché qualcuno non li salva. È come se per protestare contro l’emergenza immigrati i Comuni vietassero la circolazione delle ambulanze. Per gestire un fenomeno così complesso non bastano i proclami: servono soluzioni complesse basate su programmi di sviluppo, controlli in Libia, relazioni diplomatiche, collaborazione internazionale, lotta ai trafficanti di uomini. Nel frattempo chi naufraga in mare va salvato, altrimenti si sprofonda nella barbarie, saltando a pie pari tre millenni di civiltà.

Ma l’ipocrisia francese è davvero intollerabile, dato che ha chiuso i porti prima di noi e ha respinto alla frontiera italiana oltre 10 mila persone, tra cui vecchi, donne e bambini senza porsi tanti scrupoli per le loro condizioni. Per non parlare del fatto che l’instabilità libica dipende proprio dall’azione francese di Sarkozy, che ha smantellato il regime di Gheddafi. La Francia ha accolto solo 340 dei 9.816 migranti che dovevano essere ricollocati in tre anni. Salvini vorrebbe che i migranti salvati venissero ricollocati nei Paesi cui appartengono le navi delle ong, ma è un’idea strampalata perché si tratterebbe di ricollocamenti mascherati. Condizioni che di fatto escludono i Paesi del gruppo di Visegrad (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia) da ogni impegno. Non a caso ieri sia il premier ungherese Orbán, noto per la sua politica anti-immigrati, che quello slovacco Peter Pellegrini hanno garantito da bravi furbacchioni il loro appoggio a Salvini.

La Spagna ha aperto il suo porto alla nave Aquarius, ma anche Madrid ha i suoi scheletri nell’armadio. Nel 2012 il governo Rajoy ha abolito l’assistenza sanitaria gratuita per oltre 910 mila clandestini. Nel 2015, la Spagna si disse pronta ad accettare la quota Ue per i rifugiati e ad accoglierne 14.931, salvo poi anni dopo ricontrattare al ribasso le cifre. E alla fine del 2017 la quota reale di persone accolte nel Paese era di 1.279, il 13,7% di quanto inizialmente previsto. Anche la Spagna ha costruito un muro come quello ungherese: quello di Ceuta e Melilla. Barriere di oltre 20 chilometri che segnano il confine tra le enclavi spagnole e il territorio del Marocco. Per chi tenta di superarlo, sono pronti i fucili della Guarda Civil. Insomma, non proprio un modello di integrazione.

La verità è che a due settimane dal Consiglio europeo l’Europa non è mai stata così disunita, confusa e inaccogliente.

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