Natale, orari
e responsabilità
I vescovi europei e lo stesso Papa Francesco non hanno aperto alcun dibattito né contenzioso, sapendo che tutti insieme si gioca la partita contro il virus. Così, responsabilmente il Papa ha cancellato l’omaggio alla Madonna l’8 dicembre in piazza di Spagna a Roma e in ogni Messa, responsabilmente, l’abbraccio di pace è stato sostituito con un inchino verso il vicino-distante e uno sguardo sopra la mascherina. Eppure, c’è chi non guarda alla sostanza delle cose, ma solo alla sua rappresentazione e arriva addirittura ad evocare un vulnus alla libertà religiosa e ad un conseguente ritorno alle catacombe per celebrare la fede cristiana.
Il ministro Boccia è scivolato sulla Messa di Natale e ha trascinato molti sullo sdrucciolevole piano inclinato. Poi si è messa di traverso l’Europa, consigliando in una bozza di documento per la salvaguardia della salute pubblica, prontamente passata ai giornali da qualche appassionata manina, di non celebrare per nulla la Messa a mezzanotte. E lo scontro tra estremismi ha ripreso vigore, ognuno preoccupato di indicare la strada maestra, non rendendosi conto di alimentarne di uguali e contrari. Nessuno si è chiesto cosa occorre di questi tempi. Esasperazioni, rivendicazioni, arbitri (come quello francese di limitare a 30 i fedeli in qualsiasi luogo di culto) e incompetenze hanno marcato la scena e le discussioni da osteria intasato i social.
Nessuno si è chiesto se c’è un nesso tra il valore delle esigenze spirituali e il suo rapporto con la coesione sociale. Sembrerebbero questioni negoziabili: Messe no limits in cambio di una stretta sugli sci. O viceversa: skipass no limits versus stop alle Messe. L’Europa dei mercanti da tempo ha scelto questa via. Esattamente come quando quasi vent’anni fa si era aperta una contrattazione sull’inserimento nella Costituzione dell’Europa, la famosa Carta di Nizza, di un riferimento alle radici cristiane. Finì in veti incrociati e in infuocati dibattiti sulla laicità, la religione civile, il senso religioso che divamparono per un momento e poi in un baleno sparirono per far posto al solo mercato. Della lezione offerta nel famoso colloquio tra l’allora teologo-cardinale Joseph Ratzinger e il laico politologo tedesco Juergen Habermas, sul fatto che la religione, tradotta politicamente in linguaggio laico, può aiutare la società europea a conservare le proprie risorse morali, non rimase traccia. È una lezione che in tempo di pandemia sarebbe bene ripassare. Ma ai cattotalebani della Messa di mezzanotte e laicotalebani del suo oblio l’impresa non conviene.
Li costringerebbe a fare i conti con il Vangelo e non con una rappresentazione ideologica della fede più confacente alla ricerca del consenso, perché il punto non è l’orario della Messa, ma la responsabilità dei cristiani dove tra modus credendi e modus operandi non può esistere uno scisma, quando si decide sulla vita, sulla dignità, sulla libertà e si devono fare i conti con il mercato, la politica, la cittadinanza. A che ora è nato Gesù? Una risposta ideologica, effimera o distratta, rischia di svuotare di significato il gesto di credere.
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