Ora fare squadra
per un unico obiettivo

Bergamo piace. Piace a tal punto da essere scelta spesso come scenografia per film e spot. Proprio in questi giorni Sky sta trasmettendo la pubblicità natalizia girata in Città Alta. Immagini fiabesche che mostrano una Bergamo incantevole. Immersa in un cielo misterioso dove le luci delle case antiche brillano come in un presepe. E il nostro sito internet, che ha riproposto il filmato integrale, ha ricevuto una valanga di like. Segno di una condivisione del sentimento nei confronti di una città da sogno. Di fronte a tanta ammirazione c’è però una discrepanza con la qualità della vita.

La classifica realizzata dal Sole24ore nelle province italiane fa scivolare il nostro capoluogo al 41° posto, otto posizioni in meno rispetto all’anno scorso. Una retromarcia con cittadine come Ancona, Gorizia, Ferrara. Belline loro, e con territori anche attivi, ma non paragonabili alla ricchezza economica e culturale della Bergamasca. E vogliamo parlare dei cugini bresciani? Invidia: schizzano in avanti di ben 27 posizioni (nessun altro territorio ha registrato un simile miglioramento) piazzandosi al 26° posto. Al top c’è Ravenna, guarda caso uno dei capoluoghi che si è giocato fino all’ultimo la candidatura a Capitale della cultura. Noi non siamo riusciti a superare la selezione della short list, qualcosa vorrà pur dire.

Il quadro non migliora se andiamo ad analizzare le sotto graduatorie che hanno contribuito al voto finale. In vetta ci sono Reggio Emilia, Siena, Modena, Crotone e Genova. A parte il capoluogo ligure, tutte le altre realtà sono confrontabili con Bergamo. Ma noi non ci siamo, se non nel parametro della sanità, inteso come emigrazione ospedaliera. Ossia ci fidiamo delle nostre strutture sanitarie e quindi non ci rivolgiamo altrove: segno di un riconoscimento dell’eccellenza. Come dire: «L’importante è la salute». E non è poco. Ma tutto il resto?

Scorrendo la classifica si incrocia qualche altro scatto d’orgoglio. In ambito economico siamo al 14° posto nella propensione a investire e nell’export, ma non siamo più la terra del posto sicuro: 41° posto per occupazione. C’è inoltre il tasto dolente dell’ordine pubblico: siamo da bocciatura con il 94° posto per appartamenti svaligiati e il 78° per rapine. Ergo, un territorio dove la sicurezza non è più una certezza. Altro che presepe da spot televisivo, qui la pagella è da rimandati a settembre. E ciò che più preoccupa, oltre ai picchi in negativo, è quella posizione di mezzo che ci caratterizza in tutte le altre classifiche. Una vita da mediani, da compitino. Confermata dal 92° posto nello spirito d’iniziativa. Tranquilli, costanti, tutto sommato positivi, ma senza fiammate. Un vestito che ci sta stretto perché la nostra comunità è costellata di eccellenze, in tutti i campi. Un po’ abbiamo vissuto di rendita, ma non è più tempo di amarcord. Anche perché la classifica della qualità della vita esiste ormai dal 1990 e noi non siamo mai saliti sul podio.

Il sindaco Gori ha giocato la campagna elettorale sullo slogan «Bergamo cambia passo». Mettiamoci pure a correre, ma è necessario focalizzare meglio la strada. Bergamo, con tutta la provincia, deve chiarire la propria vocazione. La piccola locomotiva economica deve decidere cosa fare da grande. Abbiamo le potenzialità e non siamo da meno dei bresciani. Servono scelte coraggiose per trasformare Bergamo da set televisivo a polo d’attrazione. Non accontentiamoci della fiction, tuffiamoci nella realtà, anche se dura e piegata dalla crisi. A Orio c’è la porta d’Europa, è arrivato il momento di aprirla su Bergamo con un collegamento diretto, fosse anche solo una corsia preferenziale per autobus. Si faccia squadra per un unico obiettivo o le forze si disperderanno lasciandoci nel nostro ovattato isolamento da mezza classifica.

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