Per Renzi la sicurezza
ora diventa di sinistra

I fatti di Colonia, dopo quelli di Parigi, stanno facendo cambiare molte cose nella nostra elaborazione politica e culturale. Forse più di quanto possiamo capire ora, mentre i fatti si susseguono. Il primo di questi mutamenti è la richiesta imperiosa e generalizzata di sicurezza.

Che scatta quando si realizza che nella notte di Capodanno per le donne europee non è sicuro poter andare in piazza liberamente perché c’è il rischio di essere circondate, malmenate, derubate, oltraggiate e addirittura stuprate in un assalto di massa, forse organizzato, da parte di giovani e violenti immigrati nordafricani e/o arabi di confessione islamica. Finora in Europa e in Italia questo bisogno di sicurezza, in funzione anti-immigrazione, è stato sventolato con vantaggio politico dai partiti non di sinistra: moderati, conservatori, di centrodestra, di destra, di destra estrema, di destra populista. Viceversa è stato vissuto con difficoltà o diffidenza o disagio o snobismo - ma stiamo usando degli eufemismi - dagli ambienti della sinistra, sia moderata che radicale. Il «politicamente corretto» che ancora tiranneggia il nostro vocabolario, ha sempre temuto il monopolio di destra sul bisogno di sicurezza, specie se espresso nei confronti degli immigrati.

Non sarà un caso che i primi rapporti della polizia tedesca a Capodanno siano stati censurati perché vi si diceva che la totalità degli aggressori di Colonia erano appunto immigrati, nordafricani, arabi, musulmani, ecc. «Non generalizziamo, non facciamo di ogni erba un fascio», è stata la prima reazione minimizzatrice della sinistra nonostante che le vittime della notte di Capodanno fossero le donne, che sono un campo privilegiato della difesa dei diritti da parte del progressismo occidentale. Immigrati musulmani contro donne?

Molto difficile da gestire per la sinistra. Che però ha dovuto affrontare la richiesta di fare un salto culturale; l’ora del buonismo è superata dalla strordinarietà. Ne volete una conseguenza politica, concreta? Il nostro governo ha fatto marcia indietro sul progetto di depenalizzazione del reato di clandestinità che era programmato per il prossimo consiglio dei ministri. E lo ha fatto, ha spiegato Matteo Renzi, per venire incontro alla sensibilità ( e alle paure) della gente. Renzi ha rotto un tabù: un governo di centrosinistra ha riconosciuto che il bisogno di sicurezza non è di destra. «Basta buonismo, chi sbaglia paga, chi viene da noi deve rispettare le regole, altrimenti se ne va», ha detto l’inquilino di palazzo Chigi con le stesse parole di Angela Merkel, ma anche di tutti i leader conservatori d’Europa.

Ora, quel reato di ingresso clandestino il governo lo stava cambiando perché è criticato dai poliziotti e dai giudici, insomma da chi ci traffica tutti i giorni: gli addetti ai lavori sostengono che non funziona e intasa le procure. Toglierlo, oggi proprio oggi, con pessimo calcolo dei tempi, sarebbe stato come dire agli italiani: rinunciamo a qualunque controllo o dimostrazione di rigore sugli ingressi in Italia «Segnali dissuasivi» sono state le parole usate dal Capo della Polizia Pansa). Un messaggio devastante. Non si poteva fare e non è stato fatto: non si poteva ignorare con un’alzata di spalle, un sopracciglio inarcato e un tweet ironico ciò che esprimono i cittadini. La sinistra non se lo può più permettere. «La sicurezza è un valore di sinistra» è arrivata a dire il ministro della Difesa Pinotti che ha un lungo passato nell’ex Pci.

È un salto non di tutti. Molti fanno ancora resistenza, soprattutto tra coloro - anche donne, anche donne importanti - che su Colonia sono stati zitti per timore di uscire dai canoni. Senza accorgersi che quei canoni non funzionano più.

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