Puigdemont arrestato
messaggio ai separatisti

Essere prigionieri in Germania non è mai banale. L’italiano si porta addosso la croce della corruzione e della mafia, il tedesco quella dei campi di sterminio. Così fa effetto sentire che Carles Puigdemont, il capo dei separatisti catalani, è in stato di arresto in Germania. Lo hanno fermato al confine tra Danimarca e Germania e immediatamente è scattato il mandato di cattura internazionale. La Spagna lo ha di nuovo attivato dopo averlo annullato qualche mese fa. Il primo ministro di Catalogna si era spostato in questi mesi in altri Paesi europei e per ultimo in Finlandia su invito di un deputato locale che aveva preso a cuore la causa del separatismo catalano.

C’era il rischio di esportare in Europa una questione che per il governo di Madrid è solo nazionale. Su questo tema il primo ministro spagnolo è sensibile e gli italiani lo sanno. Quando si trattava di decidere la sede dell’agenzia europea del farmaco il delegato spagnolo ha votato per Amsterdam e non per Milano. Un no percepito come tradimento dei legami di fratellanza mediterranea. Ma al governo di Mariano Rajoy non erano piaciute le simpatie italiane per Barcellona. A Berlino lo sanno e si sono comportati di conseguenza. Angela Merkel si è fatta un amico a Madrid.

E verrà comodo quando si tratterà di portare avanti le riforme dell’Eurozona volute fortemente da Macron ma guardate con un certo attendismo e forse anche sospetto dalla Germania. Di estendere la copertura rischi anche alle banche italiane a Berlino i tedeschi non sono convinti. Chiedono che gli istituti in questione, Monte dei Paschi di Siena su tutti, vengano prima risanati. Guadagnare tempo è da sempre la mossa vincente di Angela Merkel e questa volta avrà un alleato in più nella capitale spagnola. Il governo Rajoy è un esecutivo di minoranza che sta in piedi con l’appoggio esterno dei socialisti. Ma sia i popolari che i socialisti sono per l’unità nazionale. Il punto dirimente è che la Corte costituzionale spagnola ha definito illegittimo il comportamento delle autorità catalane. In uno Stato di diritto si osservano le leggi. Ed è questo l’atteggiamento che contraddistingue l’approccio tedesco ai contenziosi europei. La legge va rispettata perché approvata all’interno di uno Stato democratico dove i separatisti hanno libertà di parola ed hanno rappresentanti anche alle Cortes democraticamente elette. Una separazione territoriale può aver seguito solo se si rispetta l’iter predisposto dagli ordinamenti. Su questa rigidità tedesca si sono infranti anche gli italiani quando chiedono più flessibilità nei conti della finanza pubblica. La risposta tedesca è che nei trattati europei sono previsti vincoli che uno Stato firmatario è tenuto a rispettare. L’osservanza della legge non vale solo quando c’è bel tempo. Questo non vuol dire che anche i tedeschi nelle loro sentenze non abbiano una valutazione ambientale. Si chiama «Interessenkonflikt» cioè non solo l’applicazione cieca delle norme ma anche la valutazione di quello che una sentenza, codice alla mano, andrebbe a causare in ordine al bene comune. E in questo caso la comunanza di interessi sta nel portare avanti un’Europa che tenga conto delle esigenze tedesche. Un alleato a Madrid è nell’interesse nazionale. L’altro aspetto è quello geopolitico. Cosa succederebbe se in Europa dovessero trovare strada i regionalismi e i separatismi senza un adeguato contrappeso a livello federale? Probabilmente anarchia e disordine. Un rischio che l’Europa non può correre quando l’America di Trump minaccia la pace commerciale e sullo sfondo incombe la potenza cinese. Da qui il serrare le fila degli Stati europei. La strada imboccata dai separatisti catalani porta in un vicolo cieco.

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