Salvataggi bancari
Correttivi e idee

Ha ragione il presidente della Consob a criticare il nuovo meccanismo di intervento nelle crisi bancarie adottato in Europa a partire dal 2016? Solo in parte, perché le sue osservazioni sono sì corrette ma mancano altri rilievi non meno importanti. Vegas lamenta innanzitutto l’effetto retroattivo delle nuove norme che hanno cambiato le condizioni di assoggettabilità al fallimento della banca di strumenti acquistati in tempi passati. Quindi potrebbe capitare che quello che al momento della sottoscrizione sembrava un investimento tranquillo si tramuti poi in un’attività rischiosa.

È quanto capitato ai portatori di obbligazioni subordinate delle quattro banche salvate a novembre 2015, Etruria and company, i cui titoli sono stati esclusi dal perimetro di protezione allestito a favore dei risparmiatori.

Bisogna dire che si trattava di numeri relativamente piccoli (circa 12 mila soggetti per meno di mezzo miliardo di euro) e che poi è stato costituito un fondo (a spese delle altre banche) per risarcire oltre la metà di loro, in base alle condizioni di reddito e di ricchezza. ma ciò nonostante questo fatto ha suscitato un allarme diffuso. Dunque si è trattato di un problema vero, anche se circoscritto. In effetti non si può ammettere che un’innovazione normativa modifichi sensibilmente il grado di rischio di un investimento. Anche perché il cambiamento non è stato accompagnato da un’adeguata campagna informativa verso i risparmiatori.

Il secondo punto di Vegas è che, per il futuro, bisognerebbe far rientrare nel recinto degli investimenti protetti anche le obbligazioni ordinarie fino a 100 mila euro, come già accade per i depositi. Anche questo è condivisibile, perché amplierebbe le possibilità di scelta di impiego per i risparmiatori che altrimenti dovrebbero concentrarsi sui soliti titoli di Stato e postali, già favoriti dalla vantaggiosa aliquota fiscale. E dall’altra parte favorirebbe le possibilità di raccolta delle banche, cui altrimenti risulterebbe difficile collocare obbligazioni se non a costi molto elevati.

Dove sbaglia o dimentica qualcosa il presidente della Consob? Sia nella diagnosi, sia nella terapia. Nell’analisi mi sarebbe piaciuto sentire almeno una piccola autocritica sui controlli eseguiti a suo tempo sul collocamento dei subordinati bancari, che invece sono stati intensificati solo quando – perdonate il luogo comune ma questa volta ci vuole – i buoi erano usciti dalla stalla. Sempre dopo le vendite eccessive, per non dire indiscriminate, sono anche stati innalzati i limiti per la vendita e sono stati introdotti nuovi divieti.

Troppo tardi. E a chi toccava fare questi controlli? Proprio alla Consob, che avrebbe potuto vigilare meglio anche a favore degli azionisti di molte banche. Qui poi, oltre alla critica, poteva intervenire una proposta, che in mancanza sua faccio io: si potrebbe lanciare un piano di riacquisto degli strumenti che hanno mutato status, cioè che sono passati da protetti a esposti. Così chi non vuole accrescere il suo rischio può farlo scambiando il suo vecchio titolo con uno nuovo più sicuro, chi invece decidesse di non accettare la proposta di riacquisto andrebbe consapevolmente incontro alle conseguenze di un eventuale bail in.

Comunque, è vero che l’introduzione delle nuove regole europee è stata troppo drastica, repentina e non accompagnata da adeguata informazione. E certamente la terminologia inglese non aiuta la «sciura Maria» a orientarsi nella nuova situazione.

Per questo la gradualità sarebbe stata opportuna. Ma si può ancora recuperare, sia con il piano di riacquisto, sia ampliando un po’ il perimetro della protezione, come dice Vegas, e infine con un’importante campagna di educazione finanziaria a favore di tutti i cittadini.

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