Se la politica
va fuori orbita

Benvenuti nell’era della lottizzazione cosmica. Ieri Roberto Battiston, professore ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Trento, è stato rimosso dall’incarico di presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). È stato proprio Battiston a diffondere la notizia sul suo profilo Twitter. A comunicarglielo lo stesso ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti (in quota Lega). «È il primo spoil system di un ente di ricerca», ha commentato lo stesso Battiston. Ma da cosa dipende il lancio fuori dall’orbita dell’agenzia del fisico?

Motivi formali, almeno in apparenza, come recita il comunicato ufficiale del defenestramento spaziale: «La nomina non è mai stata sottoposta al parere preventivo e obbligatorio del Comitato interministeriale per le politiche relative all’aerospazio istituito con la legge 7 del 2018, che è entrata in vigore nelle prime settimane di quest’anno».

In seguito il ministero ha precisato che la nomina di Battiston era stata effettuata dalla ministra Valeria Fedeli il 7 maggio scorso, quindi «da un governo che non aveva la fiducia degli italiani». E forse è questo il motivo, nemmeno tanto celato, del siluramento. Dunque una mera decisione politica, rivestita dalla carta stagnola di un cavillo formalistico e giuridico, nel più perfetto stile Cencelli. E pensare che la Lega Nord fin dalle sue origini si è sempre proposta come l’anti Democrazia Cristiana, il movimento dell’anti-politica per eccellenza. Ed eccolo lì, il ministro dell’Istruzione del Carroccio, pronto a esercitare le sue (legittime, per carità) prerogative di potere per sostituire un fisico nucleare con un curriculum che va dalla Terra a Saturno, con un militare, il generale Pasquale Preziosa, almeno così dicono le indiscrezioni.

E i Cinque Stelle, l’altra gamba del tavolo del governo gialloverde? Lorenzo Fioramonti, che del Miur è viceministro, dice di averlo saputo dai «social» e di essere stato all’oscuro della decisione, il che la dice lunga su cosa prevale in decisioni così complesse come questa, se l’appartenenza politica o l’azione collettiva di governo. Chissà se il premier Conte lo sapeva. Fieramonti parla di allontanamento «non concordato» e annuncia conseguenze. Insomma borbotta, come tutti i viceministri quando i ministri di diverso colore prendono una decisione. Di fatto non ha toccato palla.

Battiston, 62 anni, era al secondo mandato come presidente dell’Agenzia spaziale italiana: era stato nominato una prima volta nel maggio 2014 dalla ministra Giannini per poi venir confermato nel maggio 2018, poco prima che venisse varato il governo Conte, per quattro anni. Quanto al profilo, è inappuntabile: Battiston, che è stato presidente della Commissione per la fisica astro-particellare, ha tra l’altro proposto insieme al Nobel Samuel C.C. Ting la realizzazione di uno spettrometro magnetico (Ams-2) per effettuare per la prima volta misure di precisione dei raggi cosmici nello spazio (dal 2011 lo strumento è operativo sulla Stazione spaziale internazionale, e scusate se è poco).

Ma contro lo spoil system (Alberto Ronchey coniò il termine ancora più incisivo anche se meno raffinato di «lottizzazione») espressione di una politica che guarda pervasivamente a se stessa e non al merito, politica che ieri ha raggiunto nuovi traguardi dopo aver conquistato nel tempo Rai, ministeri, università, banche di interesse nazionale, reparti ospedalieri e insomma tutto ciò che riguarda la «manina» pubblica, non c’è nulla da fare: con la lottizzazione spaziale forse avrebbero mandato via anche Fermi o Rubbia.

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