Spending review
e il Comune annaspa

Il commissariamento di un Comune può avvenire per diversi motivi. Alcuni derivano da guasti di natura malavitosa nell’amministrazione: infiltrazioni mafiose, o altri reati per i quali il Consiglio comunale può essere sciolto e possono essere mandati a casa il sindaco e la Giunta. In questi casi vi è sempre l’azione preliminare della magistratura che crea i presupposti per l’intervento del governo. All’opposto lo scioglimento per mancata approvazione del bilancio rientra in quella tipologia di provvedimenti che i giuristi definiscono «atti dovuti».

La ragione è ovvia: senza un bilancio l’ente pubblico Comune non può procedere. Tutta l’amministrazione si blocca e, di conseguenza - per garantire la continuità dell’azione pubblica - occorre una figura esterna all’amministrazione comunale, il commissario straordinario. Egli assume su di sé le funzioni del sindaco, della giunta e del Consiglio comunale per assicurare la gestione dei servizi, la stipula dei contratti, la decisione di spese ritenute indispensabili.

In generale il commissariamento per mancata approvazione del bilancio rappresenta l’anomalia più grave sotto il profilo politico-amministrativo, poiché implica l’incapacità dell’amministrazione locale di governare. Normalmente ciò avviene a causa di crisi interne alla maggioranza oppure per fattori esterni che rendono difficile, fino all’impossibilità, l’esercizio delle funzioni del Comune. Ma, nel caso specifico, alla base della mancata approvazione dei conti consuntivi non vi sono ragioni politiche (dissidi insanabili tra le forze politiche o mancata volontà di adempiere a un preciso obbligo di legge), bensì vi è la gravissima carenza di personale in grado di completare le procedure amministrative e contabili entro il termine fissato. In una situazione siffatta il commissariamento di Osio Sotto, Castelli Calepio e Urgnano è un segnale particolarmente grave, la cui paternità non può essere attribuita al prefetto, poiché su di lui incombeva l’obbligo di procedere tassativamente all’insediamento del commissario nominato con decreto del presidente della Repubblica.

Nel nostro ordinamento il commissario straordinario può essere assimilato al medico legale: a lui tocca constatare la morte del paziente, poi saranno gli esami successivi a stabilire se il decesso è avvenuto per assassinio, per suicidio o per cause naturali. Le responsabilità stanno, come si usa dire, a monte, poiché l’anomalia ha origine dalla dissennatezza delle riforme amministrative degli ultimi anni. Sulle pubbliche amministrazioni si è abbattuto una sorta di ciclone normativo che – insieme a pesanti tagli di risorse finanziarie - ha portato al blocco del turn- over e dei concorsi. Il risultato - soprattutto per le amministrazioni più deboli – è stato devastante: con scarso personale, con l’impossibilità di rimpiazzare gli impiegati più esperti che via via andavano in pensione, i piccoli Comuni hanno cominciato ad annaspare. Le difficoltà sono state ingigantite dalla gragnuola di leggi, spesso complicate e irrazionali, che hanno moltiplicato gli adempimenti amministrativi. Elemento ulteriore di disagio per le amministrazioni locali è la tormentata vicenda della soppressione del segretario comunale, le cui competenze giuridiche e la tradizionale capacità di muoversi agevolmente nella selva delle leggi avevano per un secolo e mezzo garantito la tenuta delle amministrazioni più sguarnite di personale e di specifiche figure professionali.

La spending review, nella retorica politica, avrebbe dovuto produrre efficienza e innovazione. In suo nome, al contrario, l’insipienza politica dei governi nazionali ha causato un disastro strutturale al quale soltanto con sapienza e in un tempo medio-lungo sarà possibile porre riparo.

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