Sprechi alimentari
dovere etico evitarli

Lo spreco di cibo è uno dei grandi scandali del nostro tempo. Lo ha detto più volte Papa Francesco. Ma può dirlo ciascuno di noi a se stesso, quando ci troviamo davanti alla contraddizione quotidiana del cibo non consumato e buttato. Le stime parlano di 145 chili di alimenti eliminati ogni anno a testa da ogni italiano, per un valore di circa 400 euro. Solo nella città di Bergamo se ne buttano via 17.400 tonnellate all’anno. Poi ci sono le eccedenze della distribuzione, quelle delle aziende produttrici che mettono da parte i prodotti lievemente difettati. Insomma una colossale montagna di cibo che finisce nei rifiuti, quando nel mondo (e senza andare troppo lontano...) il bisogno di cibo per milioni di persone è un’emergenza quotidiana.

Tuttavia se questo è il modello dominante di un consumismo che non volendo farci mancare niente crea una dinamica di sprechi, si inizia a registrare qualche importante segnale controtendenza. E l’Italia da questo punto di vista per una volta è all’avanguardia: sono segnali significativi, perché al di là delle dimensioni del recupero, sono la dimostrazione che lo spreco può essere combattuto e drasticamente ridimensionato.

Nel settembre 2016 è stata infatti approvata in via definitiva una legge, la legge Gadda dal nome della deputata lombarda che l’ha proposta, che armonizza tutte le misure anti spreco e ne stimola di nuove. In particolare la forza della legge italiana è quella di essere stata pensata coinvolgendo tutti i soggetti che hanno sviluppato un’esperienza sul campo e di aver promosso una filosofia degli incentivi.

Al contrario di quanto accaduto in Francia, dov’è in vigore l’unica altra legge europea in materia: una legge pensata dall’alto che punta sulla penalizzazione di chi spreca. Con il risultato che le associazioni di volontariato vengono usate alla stregua di «discariche».

Invece i risultati in Italia si sono visti nell’arco di pochi mesi: le stime della Fondazione Banco alimentare, la più grande realtà italiana di recupero del cibo e di redistribuzione alle associazioni che assistono i più bisognosi, parlano infatti di un aumento del 20 per cento del recupero si eccedenze dalla grande distribuzione da settembre 2016 a settembre 2017.

Ma soprattutto la legge suggerisce nuove forme di sperimentazione per il recupero di prodotti prima impensabili come quelli confiscati, le enormi eccedenze nel settore marittimo o in quello del banqueting, nelle mense aziendali e scolastiche. E gli esempi si moltiplicano. Al porto di Savona è stato avviato, proprio dal Banco Alimentare con Costa Crociere, il progetto di recupero dei cibi avanzati dalle navi di crociera al termine dei viaggi: un progetto che verrà replicato in altri porti italiani e forse esportato a Marsiglia e Barcellona. Anche nelle scuole le cose si stanno muovendo. Gli avanzi delle mense infatti possono essere recuperati: a Busto Arsizio, per la prima volta in Italia, quattro scuole sono state dotate di abbattitori di temperatura, donati dai Lions, che permettono il recupero anche del cibo cotto.

La legge tra le altre cose prevede la possibilità che i comuni pratichino uno sconto sulla Tari agli esercizi che sanno evitare gli sprechi e quindi alleggeriscono il costo anche economico della raccolta dei rifiuti. Più che di uno sconto si tratta quindi del riconoscimento di un risparmio per l’amministrazione pubblica. Bergamo, come raccontiamo in cronaca, à già passata ai fatti. Esempi che si spera siano contagiosi. Visto che nessuno ci perde. E tutti ci guadagniamo, anche in dignità.

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