Tra Donald e Brexit
non ci resta che piangere

Il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, sta alzando barriere. Non solo fisiche, come sta accadendo al confine con il Messico, ma anche economiche, imponendo dazi elevatissimi – anche del 100% – all’importazione di alcuni prodotti europei, tra cui l’acqua San Pellegrino. Lo fa sicuramente per favorire il mercato interno e anche un po’ per ripicca. Con il primo motivo Trump intende incentivare il consumo interno di alcuni beni, rendendo più cari i beni importati di origine europea. Si tratta di prodotti che, per le loro caratteristiche, detengono una fetta importante del mercato americano: l’acqua minerale San Pellegrino, la Vespa della Piaggio ed alcuni altri prodotti europei come le motociclette Ktm (di fabbricazione austriaca) o le svedesi Husqvarna.

In realtà gli Stati Uniti hanno sempre dato molto peso al protezionismo, privilegiando il mercato interno anche con altri sistemi. Ne è un esempio il cosiddetto «Buy american act», una Legge del 1933 (governo Roosevelt), ma tutt’ora in vigore, mediante la quale viene fortemente limitato l’acquisto di prodotti finiti stranieri necessari all’esecuzione di commesse pubbliche. Per ciò che concerne i prodotti alimentari, anche la Food and Drug Administration nel tempo ci ha messo del suo imponendo regole sanitarie che, di fatto, rendevano impossibili le importazioni negli Stati Uniti di un gran numero di prodotti alimentari di origine europea: esportare un salame (industriale, non nostrano) negli Stati Uniti era impossibile prima del 2013, e anche oggi è particolarmente difficoltoso. L’altro motivo che sta spingendo il presidente Trump su questa strada è una sorta di ripicca.

L’aumento dei dazi all’importazione dell’acqua minerale – di cui siamo i primi produttori e consumatori al mondo – era già stato preso in considerazione nel 2009 dal governo di George W. Bush in risposta alla politica protezionistica dell’Unione Europea nei confronti della carne trattata con ormoni di provenienza a stelle e strisce. L’idea venne in seguito abbandonata in vista di una possibile apertura del nostro mercato europeo. Venne infatti previsto il cosiddetto Ttip - «Trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico» - che aveva l’intento dichiarato di modificare regolamentazioni e standard (le cosiddette «barriere non tariffarie») e di abbattere dazi e dogane tra Europa e Stati Uniti rendendo il commercio più fluido e penetrante tra le due sponde dell’oceano. Ma non se ne fece nulla. Obama ci passò sopra, Trump – sbattendo i pugni sul tavolo – no.

Tutto questo purtroppo accade in un momento storico molto delicato. L’Unione Europea deve fare i conti con un’economia stagnante e ora anche con l’incubo della Brexit. La Gran Bretagna infatti è un grande importatore di prodotti europei; è un Paese che, nonostante sia stato per certi versi la culla della civiltà industriale, ad oggi è un fornitore di servizi più che un produttore di beni. L’uscita della Gran Bretagna dalla Unione Europea porterà con ogni probabilità a due importanti conseguenze. Dapprima, il deprezzamento della sterlina – in parte già avvenuto – con il conseguente aumento del prezzo del prodotto importato. In secondo luogo, l’applicazione – anche qua – di dazi all’importazione. Come conseguenza di tutto ciò avremo un prodotto di origine europea che non sarà competitivo (per via dei prezzi alti) e rischieremo di trovarci di fatto stritolati in una morsa dalla quale si può uscire solo in un modo: incrementando il consumo interno.

Sì, ma come? Ad esempio imponendo, a nostra volta, dei dazi. Nel mese di dicembre l’Unione Europea ha imposto un dazio sull’acciaio di origine cinese che va dal 43,5% all’81,1%. Si entra insomma in un circolo vizioso che renderà asfittico il commercio internazionale con gravi ripercussioni sull’economia mondiale. Nel complesso sembra che si stia tornando al medioevo. Chi ha visto il film di Benigni e Troisi «Non ci resta che piangere», ricorderà la celeberrima scena nella quale veniva insistentemente chiesto «un fiorino» ad ogni attraversamento del confine di una improvvisata dogana. «Chi siete, quanti siete, cosa portate: un fiorino». Burocrazia, tariffe, e difesa del proprio orticello, piccolo o gigantesco che sia. Sembra quasi di essere tornati a quei tempi, con buona pace della globalizzazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA