Un agosto rovente
anche per i risparmi

Il «tormentone» Grecia pare destinato, per qualche tempo, a non essere più il primo argomento di commento delle cronache finanziarie europee, quando il tema del dibattito siano le scelte di portafoglio dei risparmiatori, sempre più disorientati dalle tendenze dell’economia globale.

Giova premettere che, secondo le più autorevoli previsioni: il Pil mondiale non è destinato a crescere molto nei prossimi due/tre anni; non si vedono all’orizzonte, su piano internazionale, innovazioni tecnologiche capaci di consentire mutamenti di peso tra i vari rami produttivi tali da giustificare rilevanti variazioni relative di valore e di redditività durevole tra classi di imprese, pur dovendosi riconoscere che l’economia globale suggerisce mutamenti organizzativi e dimensionali; le politiche monetarie recenti degli Usa e in atto nell’eurozona, concorrono a spostare vieppiù il risparmio dall’investimento in obbligazioni a quello in azioni, con conseguente trend di aumento dei corsi di tali valori al di là della possibile crescita dei profitti e degli utili distribuiti: il che avviene in proporzione differente tra un titolo azionario e un altro, sia per l’azione della speculazione, sia per supposte prospettive di operazioni di finanza straordinaria, sia per la politica di distribuzione degli utili delle varie società, sia per la sostenibilità nel tempo delle condizioni sopra indicate.

Insomma, le insidie per i risparmiatori sono molteplici, anche fermando qui l’elenco. E non basta il suggerimento di rivolgersi a gestori professionali, giacché quando si è confusi non si sa nemmeno bene indicare gli obiettivi che si richiedono, e quindi non si sa quale gestore preferire. La volatilità delle quotazioni di borsa, ossia l’ampiezza delle oscillazioni all’insù e all’ingiù dei corsi di mercato, poi, acuisce le reazioni emotive dei risparmiatori e i motivi di incertezza.

Giova, forse, richiamare alcuni criteri fondamentali, che la dottrina, finora, giudica validi. Suggerisco perciò ai miei lettori di leggere con attenzione i dati delle prossime «semestrali» delle società quotate e di consultare le tabelle dei dividendi previsti dagli analisti per le società medesime. Rapportando il corso di Borsa di un’azione per il dividendo previsto si ha un quoto che, se superiore a trenta, indica solitamente un’anomalia. Supponiamo che il titolo esaminato abbia una quotazione di 17 euro e che il dividendo prossimo previsto sia di 0,70 euro, e che la società abbia annunciato una politica di dividendi crescenti nei prossimi quattro anni. Ebbene la proporzione fra corso presente e dividendo prossimo è di 24,25 volte e dovrebbe decrescere nel tempo per l’aumento dei dividendi successivi. L’azione di cui si tratta dovrebbe essere comprata in un’ottica di investimento di medio periodo. Facciamo un altro esempio. Sia il corso di 16 euro e il prossimo dividendo previsto di 0,25 euro. Il rapporto tra i due dati è 64 volte, assolutamente anomalo. La quotazione si può giustificare solo in funzione di operazioni straordinarie. Ognuno comprende che il titolo in discorso è altamente oggetto di speculazione. Il piccolo risparmiatore è meglio che non si ponga su una strada ad alto rischio.

I valori fondamentali, non si dimentichi, alla fine prevalgono. Bisogna ragionare a medio termine e non rincorrere traguardi che esigono alta propensione al rischio; ma, soprattutto, il tempo e i nervi saldi per monitorare con continuità il mercato. La professione del finanziere non è quella del risparmiatore, per natura formica.

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