Il moscato di Biava
tra i colossi francesi

Una sola azienda vinicola italiana, più precisamente bergamasca, in mezzo ai nomi più blasonati dell’enologia francese. Tra vini di Chateau d’Yquem, Chateau Latour, Chateau Lafite e altri di pari lignaggio, ecco tre bottiglie nate dai filari di Scanzorosciate, provincia di Bergamo, dove si produce la Docg più piccola d’Italia, il Moscato di Scanzo. I tre vini erano griffati Biava, azienda riconosciuta, a furor di degustatori, tra le migliori della denominazione.

L’occasione dell’Expo è troppo ghiotta perché Nicola Sarzi Amadè, uno dei più noti importatori e distributori di vini, sulla piazza italiana e internazionale dal 1966, si lasciasse sfuggire l’occasione.

Così, fuori Expo, ma cogliendo l’occasione dei tanti visitatori in questi giorni presenti a Milano, ha organizzato al Marriott Hotel una degustazione «storica», invitando i più importanti ristoratori e sommelier d’Italia. Sono stati selezionati i più grandi vini di Francia (in particolare i Bordeaux), per i quali erano presenti i titolari o le maestranze di tutte le aziende.

Incredibile l’elenco delle aziende di prestigio che Sari Amadè e suo figlio Alessandro hanno saputo mettere insieme: oltre ai tre citati prima, Chateau Margot, Cos d’Esturnel, la Maison Haut-Brion, Chateau Lynch-Bages, Chateau Palmer, Henry Giraud e via di questo passo. Ma la cosa più incredibile è che in mezzo a questi colossi dell’enologia francese c’era un solo italiano, la bergamasca azienda agricola Biava con i suoi tre vini passiti: il «Moscato di Scanzo 2010 docg», ottenuto dall’omonimo vitigno, colore rosso rubino brillante e carico, inebriante al naso, ricco di corpo, pieno e complesso, garbatamente dolce, armonico e incredibilmente persistente; «Giallo», frutto raro e prezioso di saperi tramandati e una cura meticolosa, si ottiene da uve di Moscato giallo appassite per circa 6 mesi all’aperto, vino fresco, dolce e armonico, impareggiabile con formaggi erborinati; «Exentia», il più antico tra i vini prodotti dall’azienda Biava, opulento,con profumi mediterranei e un’eleganza senza pari, da un taglio di vitigni coltivati sul Monte Tre Croci, incredibile vino da meditazione.

«È stato bello – commenta, ancora commosso, Manuele Biava – leggere lo stupore dei visitatori che si chiedevano come mai ci fosse un produttore italiano in mezzo a 60 francesi e ascoltare i loro commenti positivi dopo che avevano assaggiato. Certo, all’inizio, essere gomito a gomito con Chateau d’Yquem mi ha un po’ preoccupato, ma una volta aperte le porte al pubblico devo dire che mi sono sentito sollevato nell’ascoltare i commenti positivi degli esperti e dei tantissimi ospiti illustri arrivati da tutta Italia per questo incredibile evento. Come azienda, siamo orgogliosi di aver rappresentato degnamente il vino italiano e in particolare la produzione orobica».

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