«Casa negata a un’invalida»
Assolto Filisetti, ex sindaco di Gorle

Era un «atto dovuto» quello con cui Marco Filisetti e la sua Giunta avevano all’epoca deciso sull’assegnazione di alloggi comunali con una delibera che aveva finito per escludere una donna invalida la 90%, Santina Ronsisvalle.

Giovedì 7 luglio il collegio del tribunale presieduto da Antonella Bertoja ha assolto l’ex sindaco di Gorle perché il fatto non sussiste. Non fu abuso d’ufficio, come sostenevano il pm Giancarlo Mancusi (che a marzo aveva invocato una condanna a 16 mesi) e gli avvocati di parte civile Roberto Trussardi e Veronica Mezzasalma (che per la signora e la figlia Gioelle Griggio hanno chiesto un risarcimento provvisionale di 50 mila euro).

L’ex sindaco era accusato di aver convocato d’urgenza un Consiglio comunale nell’aprile del 2012 e di aver condotto una seduta segreta per estromettere Ronsisvalle dalla graduatoria che la vedeva in testa per l’assegnazione di un alloggio alla Cascina Molino. Ma, hanno puntato il dito le parti civili, Filisetti avrebbe rispolverato un vecchio regolamento per il quale quegli appartamenti erano riservati agli anziani, ignorando un aggiornamento del 1995 che estendeva l’assegnazione a tutti ed escludendo di fatto «una donna in condizioni psicologiche e finanziarie disastrose, negandole l’assistenza da parte del Comune più ricco della provincia». Il motivo? Trussardi l’ha buttata in politica: «Filisetti era a capo di una coalizione che aveva come alleato una Lega ancora pre-salviniana, antimeridionalista. E la signora era siciliana».

«Ma le case erano andate ad altri meridionali - ha ribattuto il difensore Carlo Foglieni -. La delibera non è stata adottata per escludere la signora, ma per ribadire i criteri di assegnazione. Quegli alloggi erano stati realizzati coi fondi stanziati per le residenze per anziani. Ma restavano spesso appartamenti liberi, così nel 1995 si erano estese le graduatorie ad altre categorie. La priorità era però l’assegnazione ad anziani. Il Tar aveva ribadito che la delibera era un atto dovuto per il vincolo di destinazione e aveva escluso l’eccesso di potere». La decisione del tribunale amministrativo prodotta dalla difesa è stata la chiave per arrivare all’assoluzione. Il collegio l’ha citata nelle motivazioni contestuali.

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