Folla per l’addio al dottor Ravelli
«Luminare con un’umanità unica»

La chiesa parrocchiale di Gavarno Vescovado, a Scanzorosciate, era gremita sin dalle prime ore del mattino di lunedì 21 ottobre e tanta gente è rimasta sul sagrato, sotto la pioggia battente, per dare l’ultimo saluto a Paolo Ravelli, il gastroenterologo bergamasco «gigante della medicina», scomparso venerdì scorso all’età di 66 anni dopo una lunga malattia.

Il medico, da sempre molto amato e apprezzato per le qualità umane e professionali, ha lasciato una traccia indelebile nel mondo della comunità scientifica. Ravelli aveva iniziato la sua carriera sul finire degli anni Settanta e, prima di arrivare a guidare il reparto di Gastroenterologia 2 – Endoscopia Digestiva all’ospedale Papa Giovanni XXIII, aveva maturato significative esperienze agli Spedali Civili di Brescia e all’ospedale Bolognini di Seriate, dove era stato dirigente responsabile del servizio di Gastroenterologia, per poi approdare nel 2010 ai Riuniti.

Numerosi i colleghi, amici e conoscenti del luminare mischiati tra i banchi della chiesa e sul sagrato per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio. Tra loro anche i colleghi e amici Privato Fenaroli e Renzo Cestari.

La celebrazione è stata officiata da don Bruno Baduini e da padre Stefano Dubini, responsabile dei frati all’ospedale Papa Giovanni XXIII e amico fraterno di Ravelli. Con loro anche don Battista Mignani, grande amico di Ravelli e suo padre spirituale. «È stato un grande luminare e soprattutto un uomo di fede, che ha trasmesso nell’atto pratico della vita. Sempre con il sorriso e accogliente verso i pazienti. Ora è arrivata la morte, che non è fine a se stessa, ma foriera di resurrezione» ha detto padre Dubini.

Paolo Ravelli lascia tre figli e la moglie Anna. Aveva anche quattro fratelli. Toccante il messaggio letto dal figlio Matteo alla fine dell’omelia. «Papà, grazie. Ho avuto per 28 anni accanto una persona piena di vita che ci ha trasmesso tantissime passioni diverse: la musica, la montagna, la vela. Ho potuto vedere quanto hai trasmesso e fatto per gli altri con un’umanità unica. Rivolgo un invito a tutti quelli che sono qui e hanno conosciuto papà. C’è tristezza, ma mi piace pensare alla sua forza straordinaria che l’ha contraddistinto sempre, negli anni di salute e della malattia. Il camice lo trasformava. Non si è mai abbattuto nella malattia. Ha sempre saputo cogliere il positivo e noi ora dobbiamo essere forti. È un dovere morale, non possiamo vacillare. Sono orgoglioso e sono grato a papà».

Tra la folla anche tanti pazienti che nel corso degli anni si sono sottoposti alle cure del medico bergamasco, sapendo di contare su una carica umana e professionale difficilmente riscontrabile. Al termine della celebrazione, ha preso la parola la cognata di Ravelli, che ha letto un messaggio commovente: «Sei stato per me più di un fratello, hai vegliato sulla mia famiglia curando mia mamma come se fosse la tua. Eri il medico di tutti. Hai cercato sempre di accogliere tutti per farli star bene in salute e nel cuore. Hai amato la bellezza della musica. Le note stonate erano spesso le parole inespresse a voce, ma cantate nel nostro cuore. Signore, accoglilo nella tua casa». La salma di Paolo Ravelli è stata trasportata nel cimitero di Scanzorosciate dove è stata tumulata.

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