Pedrengo, volo di tre metri sul cantiere
Gravissimo muratore di 38 anni

La caduta dal primo piano in un cantiere in cui erano in corso lavori per il rifacimento di una soletta: l’uomo è ora ricoverato in Terapia intensiva al Papa Giovanni.

Un muratore di 38 anni di Albano è ricoverato in terapia intensiva con un grave trauma cranico e fratture multiple per una caduta di tre metri in un cantiere edile di Pedrengo in cui stava lavorando. Il grave infortunio è avvenuto intorno alle 7 di giovedì 24 ottobre in via degli Alpini 5 a Pedrengo dove erano in corso lavori di rimozione dell’armatura della soletta del primo piano in un edificio in costruzione.

Secondo quanto ricostruito dal personale tecnico Ats sopraggiunto sul luogo dell’infortunio sembrerebbe che il lavoratore, dipendente di una ditta di Casnigo, sia caduto da una zona al primo piano dell’edificio in costruzione in cui non era presente il parapetto a protezione del rischio caduta dall’alto (apertura di circa un metro). L’altezza da terra di quella zona è di circa 3.40 metri. Gli altri due muratori presenti sul posto erano impegnati nel lavoro quando hanno avvertito il rumore della caduta e chiamato i soccorsi. L’uomo è stato portato in codice rosso al Pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo ed è in prognosi riservata.

Il personale tecnico Ats dell’Ufficio Psal di Trescore ha svolto immediatamente un sopralluogo e ha emesso un divieto d’uso per il primo piano dell’edificio per la presenza di violazioni alle norme di sicurezza. Sono stati inoltre acquisiti i documenti con i piani di cantiere per verificare la programmazione preventiva degli apprestamenti di sicurezza.

Sul grave incidente il comunicato dei sindacati: «Segnaliamo ancora una volta – e non ci stancheremo mai di farlo – quanto siano pericolose le lavorazioni in altezza. Troppo spesso vengono sottovalutati i rischi e ignorate le più elementari misure di sicurezza a tutela dell’incolumità dei lavoratori» hanno commentato Giuseppe Mancin della Feneal-Uil, Simone Alloni della Filca- Cisl e Luciana Fratus della Fillea-Cgil di Bergamo. «Secondo le prime informazioni sull’accaduto, sembrerebbe che tra le cause dell’infortunio ci sia la mancanza di protezioni obbligatorie che avrebbero impedito la caduta del lavoratore: dalla ricostruzione del personale tecnico dell’Ats intervenuto sul luogo dell’infortunio, infatti, sembra che nel cantiere non fosse presente il parapetto a protezione dei lavoratori. A una situazione di rischio legata all’altezza, si è aggiunta, poi, quella della cattive condizioni metereologiche. Per giornate di pioggia come quella di oggi, però, il settore edile prevedrebbe specificatamente la possibilità di utilizzo della Cassa integrazione per maltempo in caso di precipitazioni, neve, gelo e temperature estive sopra i 40 gradi».

«Come sindacalisti, ma anche come semplici cittadini, ci rammarica il fatto che ancora oggi i lavoratori restino feriti o possano addirittura perdere la vita in modi così banali solo perché non vengono attuate le più basilari misure di sicurezza» proseguono i tre segretari. «Troppo spesso, nei cantieri, si privilegia la fretta e si adotta un modo di lavorare che va superato, perché la realizzazione di un’opera e il guadagno conseguente non valgono una vita persa o danneggiata. Siamo vicini al lavoratore, a cui auguriamo una pronta guarigione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA