Processo Tizzani: in aula la telefonata
del litigio con il figlio Mario

«Sono stato io» avrebbe detto Antonio Tizzani durante la telefonata con il figlio Mario. Continua il processo per far luce sull’omicidio a Seriate di Gianna Del Gaudio.

Continuano le testimonianze al processo per l’omicidio di Gianna del Gaudio, avvenuto tra il 26 e il 27 agosto 2016 a Seriate, in cui il marito della ex professoressa, Antonio Tizzani, ferroviere 71enne, risulta unico imputato.

Nella mattinata di martedì 20 ottobre è stata la volta della testimonianza del figlio Mario e della compagna Alessandra Manenti, mentre per domani (mercoledì 21 ottobre) è attesa la testimonianza dell’altro figlio, Paolo e della moglie Elena. Sotto la lente dell’accusa in particolare alcune intercettazioni telefoniche in cui Alessandra Manenti parla con la madre di un litigio tra l’ex ferroviere e il figlio Mario. Una lite durante la quale Tizzani avrebbe ammesso: «Sono stato io, mettetemi in galera, ma bisogna dimostrare i tempi». Sia per la Manenti, sia per il figlio Mario quell’ammissione del padre sarebbe però un modo per troncare la discussione da parte del 71enne esasperato dalle pressanti domande dei famigliari.I due hanno anche fornito un’interpretazione a proposito di quell’uscita durante l’alterco: secondo loro con quella frase l’imputato voleva ribadire la sua estraneità nel delitto. Secondo i due testimoni è come se Tizzani avesse voluto dire: ammesso e non concesso che fossi stato io, come avrei potuto fare tutto, compreso disfarmi della busta con il coltello trovata in un giardino a centinaia di metri dalla villetta per ritornare a casa, il tutto nella ventina di minuti che sono trascorsi tra il congedo della coppia che era stata a cena in via Madonna delle Nevi e la telefonata dello stesso Tizzani ai soccorsi. «Se solo avessi capito che era stato Antonio a uccidere Gianna avrei subito denunciato» ha dichiarato infine Alessandra Manenti.

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