«Tragedia di Azzano, l’auto accelerò»
Spuntano nuovi testimoni

Per l’accusa Scapin investì volontariamente, per la difesa voleva scappare. Un gruppetto di ragazzi su una Polo: «Lunotto rotto col casco da una delle vittime». Perizia: la chiave nella velocità.

«Sentii l’auto accelerare, prima dell’impatto». Spuntano nuove testimonianze nell’indagine sulla morte di Luca Carissimi, 21 anni, e Matteo Ferrari, 18, avvenuta nella notte fra il 4 e il 5 agosto sulla Cremasca ad Azzano San Paolo. A riferire agli inquirenti di aver udito il rombo del motore della Mini guidata da Matteo Scapin – l’investitore ora agli arresti domiciliari – che andava su di giri prima dell’impatto fatale, sarebbe stato almeno uno dei ragazzi che – come altri di ritorno dalla discoteca Setai di Orio – percorreva a piedi la pista ciclabile che costeggia la provinciale.

Scapin premette sull’acceleratore con il proposito di investire i due rivali, con i quali aveva avuto una lite cominciata all’interno della discoteca e poi proseguita nel parcheggio esterno? È quanto sostiene la Procura. Oppure il dato dell’«accelerata» non fa altro che confermare la tesi difensiva – l’indagato è assistito dagli avvocati Riccardo Tropea, Anna Marinelli e Andrea Pezzotta – e cioè che Scapin, in preda al panico, premette sull’acceleratore per cercare di fuggire dopo che qualcuno alle sue spalle sferrò un violento colpo al lunotto della sua Mini, mandandolo in frantumi?

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