L'architetto Giacomo Quarenghi
lo donò a Caterina di Russia

Il Moscato di Scanzo è ritenuto uno dei vini più antichi d’Italia. La prima testimonianza risale all'8 giugno 1347 quando Alberico da Rosciate lasciava a Jonolo da Priatini una quantità di Moscato prodotto in terra bergamasca. Altre tracce si registrano nel 1372 in un carteggio del Vescovo feudatario della Tribulina di Scanzo e relativo a due mezzadri: qui si parla della quantità di moscadello che i coloni dovevano fornire al feudatario. Nelle celebri Effemeridi di Donato Calvi si cita un episodio risalente al 1398 attraverso i quali i Guelfi di Scanzo si impossessarono di 42 carri di Moscato Rosso di Scanzo sotratte ai ghibellini di Rosciate.

Alcuni storici locali fanno risalire la coltivazione della vite addirittura al periodo pre-romano, altri ritengono che furono proprio i romani ad introdurne la coltivazione nelle zone collinari. Altri documenti storici ci confermano la particolare fortuna di questo vino passito nel ‘600 e nel ‘700. La tradizione lo fa risalire all'epoca degli Atestini - Rosciate o Rosate come scrive il Capitano di Venezia da Lezze. Rosate trae origine dal greco Ros (grappoli o fascio di uva) e dal celtico ate, che significa villaggio. Questo vino vanta anche il fatto di essere stato dono prezioso del grande architetto bergamasco Giacomo Quarenghi alla zarina Caterina II di Russia. Da qui conquistò velocemente quote del mercato londinese; furono proprio i londinesi a trasformarlo in delizioso passito, spinti dalla voglia di creare un nuovo sherry di uva. Nel ‘700 il Moscato di Scanzo veniva quotato alla Borsa di Londra per una ghinea d’oro alla botticella. Ancora oggi il Consorzio è fornitore della Real Casa di Inghilterra.

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