«A Pontida in 50 mila persone»
Salvini: il prossimo anno al Governo

«Da oggi parte una lunga marcia per cambiare il Paese». Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, rispondendo ai giornalisti al suo arrivo a Pontida. Al centro dei discorsi la mancanza di Bossi, ma lui arriva intorno alle 12, dietro al palco con i militanti. «Pratone strapieno, secondo le stime sono circa 50 mila le persone sul prato dell’evento - spiega la Lega Nord in una nota -. Secondo l’organizzazione 150 i pullman arrivati da tutta Italia».

Primo bagno di folla fra i militanti di Pontida, per Matteo Salvini. Il segretario della Lega è arrivato con largo anticipo al raduno, dove prenderà la parola per ultimo, dopo i governatori Roberto Maroni, Luca Zaia e anche Giovanni Toti, esponente di Forza Italia e primo rappresentante di un altro partito italiano invitato a parlare sul palco di Pontida.

Visitando gazebo e stringendo mani, Salvini si è presentato indossando una felpa blu con la scritta «Salvini premier», lo slogan principale del raduno di quest’anno, insieme a quello per il «Sì ai referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto» e all’hashtag «Forza Lega», lanciato anche per sostenere il partito dopo il sequestro preventivo dei conti scattato dopo la condanna in primo grado di Umberto Bossi per truffa ai danni dello Stato.

«Andremo avanti anche senza soldi, chiederemo aiuto agli italiani, ma l’anno prossimo - ha detto Salvini - saremo a Pontida con una Lega e un centrodestra al governo, con l’Italia che riparte nel nome del lavoro, della sicurezza e soprattutto della democrazia».

«Non c’è Bossi? No, ci siamo tutti. Ma nei momenti eccezionali parla uno» ha spiegato Salvini, rispondendo ai giornalisti che gli avevano chiesto dell’assenza del fondatore Umberto Bossi dalla scaletta degli oratori. Bossi però arriva: alle 12 si è presentato ed è rimasto dietro al palco con i militanti.

Salvini chiuderà con il suo intervento il tradizionale raduno leghista, dove campeggia lo slogan «Salvini premier», contrattaccando nuovamente sul sequestro dei conti del partito, diventato il tema principale di quest’anno. Il segretario ha ribadito la convinzione che «qualche giudice vuole fermare un partito, magari rispondendo agli ordini di qualcun altro, ma non può mettere il bavaglio a un milione di militanti». Ma, ha aggiunto, «andremo avanti anche senza soldi e chiederemo aiuto agli italiani». Questo, ha spiegato Salvini, in un’ottica di centrodestra. Ma ha ricevuto solidarietà da Silvio Berlusconi? «Non l’ho sentito - ha risposto il leader del Carroccio -, ma in questi giorni ho risposto poco al telefono».

Matteo Salvini ha confermato, al suo arrivo a Pontida, di voler proporre in tutta Italia il modello dei referendum consultivi sull’autonomia che si terranno il 22 ottobre in Lombardia e Veneto, uno dei temi del raduno di quest’anno. «I referendum - ha detto il segretario della Lega rispondendo ai giornalisti - sono una bellissima occasione non solo per i lombardi e i veneti, ma per tutta l’Italia, che può gestirsi da sola senza vincoli europei o romani».

Sull’assenza di Bossi era intervenuto anche Roberto Maroni: «Questo mi spiace, perché Pontida è Bossi. La decisione è stata presa dal segretario Matteo Salvini, ma per me Bossi a Pontida ha sempre diritto di parola». E aggiunge: «Contro il sequestro preventivo dei conti della Lega, il partito «farà ricorso e spero che venga revocato questo provvedimento abnorme, secondo me ci sono le condizioni».

Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, apre il raduno dal palco: «Sono il primo non della Lega che parla da questo palco. È un onore vero, perché su questo prato ci sono tanti amici con cui abbiamo condiviso tante battaglie politiche in Liguria, e abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere». «So che per la Lega non è un momento facile. Con tutto il rispetto per i magistrati non credo che sequestrare dei soldi di un partito fatto di amministratori che si sacrificano per i loro territori sia la strada per rendere migliore la nostra società. Ma sono sicuro che questo non fermerà il vostro impegno e la vostra determinazione», ha aggiunto Toti, per il quale «l’ultimo governo eletto dagli italiani è caduto anche per l’intreccio tra politica e giustizia. Vanno riformati una volta e per sempre i rapporti tra politica e magistratura».

«Il 22 ottobre possiamo riscrivere la storia. Noi, Lombardia e Veneto, siamo regioni speciali. Abbiamo pagato per anni uno stato sprecone» ha detto ancora Roberto Maroni, parlando a Pontida dei referendum per l’autonomia insieme al presidente del Veneto, Luca Zaia. Zaia ha parlato della doppia consultazione come «madre di tutte le battaglie». E ha aggiunto, come Maroni, che i referendum «non sono della Lega ma dei veneti e dei lombardi» e devono avere una partecipazione «massiccia».

Ultimo a salire sul palco Salvini: «Se pensano di bloccarci rubandoci il frutto del nostro lavoro hanno sbagliato. Andiamo avanti più determinati e arrabbiati di prima, i giudici andassero a sequestrare i conti correnti dei mafiosi che girano liberi per l’Italia» ha detto il leader della Lega Nord, chiudendo il raduno del Carroccio a Pontida.

«Il prossimo anno quando saremo al governo presenteremo una proposta di legge: giudici eletti direttamente dal popolo e chi sbaglia paga, cancelleremo la legge Mancino e la legge Fiano, le idee e le storie non si processano, vogliamo un paese libero di pensare, di lavorare e di sognare» ha continuato Salvini. «Quest’anno sarà l’ultima Pontida con la Lega all’opposizione e la sinistra al governo», ha aggiunto Salvini.

E poi ancora: «Basta con il Jobs Act, noi faremo una riforma del lavoro che sarà fondata sulle certezze, riportando in Italia le migliaia di ragazzi costretti a scappare all’estero per costruirsi un futuro. Questo governo va avanti a colpi di bonus, di elemosine - ha aggiunto Salvini -. Noi, come hanno fatto alcuni cantoni in Svizzera, proporremo un minimo salariale sotto il quale non si può andare».

Matteo Salvini si è definito più volte «il prossimo presidente del consiglio» nel suo intervento al raduno di Pontida. Il segretario della Lega ha scandito il suo discorso chiedendo il consenso della base sul pratone («Sì o no?») per cancellare, se andrà al governo, tutte le principali riforme dei governi precedenti, a partire da quelle del Pd. L’elenco comprende la legge Fornero, il Jobs Act, la Buona Scuola e le norme sull’obbligatorietà dei vaccini.

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