Antagonisti da Expo

«Ci vediamo il Primo Maggio». Non è l’invito alla festa dell’Expo, ma l’invito a far la festa all’Expo. Lo annunciano gli antagonisti e i centri sociali, che hanno chiamato a raccolta i loro colleghi di mezza Europa per protestare contro l’esposizione universale.

Niente da dire. Si comincia con il contestare da sinistra una manifestazione mondiale con il titolo più no global della terra («Nutrire il pianeta, energia per la vita») e si finisce in Parlamento, quindi mettersi di traverso è persino speculativamente lecito. Essere contro è un diritto anche quando gli appigli sono labili, ed è la conferma che in Italia esiste un deficit democratico solo negli incubi di qualche intellettuale con la gastrite cronica.

Detto questo e aspettando il primo maggio stile Jannacci - per vedere l’effetto che fa - speriamo che l’antagonismo non trasformi la giornata di Milano in un’altra Genova 2001 con auto bruciate, pompe di benzina fatte saltare in aria, autobus assaliti, bancomat distrutti, terrore e razzie nei negozi, black bloc infiltrati nei cortei pacifici per poi operare i blitz, forze dell’ordine nel panico e reazioni sconsiderate da ex regime cileno (esattamente come per il G8, parola di testimone).

Ieri è stata firmata la carta dell’Expo, un documento partito dal basso che somiglia a un protocollo di Kyoto dell’alimentazione, tutto dedicato ai popoli che ancora oggi patiscono la fame. Il terzo mondo sarà protagonista eppure c’è chi è contrario a prescindere. Ci sta. Ma è meglio avere ben chiari i punti di partenza per non dover piangere sui punti d’arrivo.

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