Calderoli e i politici esodati

di Giorgio Gandola

Il senatore Roberto Calderoli vicepresidente del Senato è soprattutto preoccupato per le sorti di quei tremila politici che, con l’abolizione delle province, rischiano di non trovare una poltrona su cui sedersi dal 7 aprile al 25 maggio.

Al senatore Roberto Calderoli stanno a cuore gli esodati. Cosa del tutto legittima, anzi nobile. Ma il vicepresidente del Senato è soprattutto preoccupato per le sorti di quei tremila politici che, con l’abolizione delle province, rischiano di non trovare una poltrona su cui sedersi dal giorno 7 aprile (possibile entrata in vigore della legge) al giorno 25 maggio, scadenza del mandato.

Lo ha fatto notare ieri in Parlamento, sottolineando che il pasticcio potrebbe dar vita a una pioggia di ricorsi legali con conseguenze inimmaginabili sull’applicazione del provvedimento stesso.

Anche se formalmente l’obiezione potrebbe stare in piedi, è davvero singolare affiancare alle duecentomila vittime della legge Fornero, rimaste senza un lavoro e senza la pensione chissà per quanto tempo, un certo numero di consiglieri provinciali che rischiano di perdere il loro ruolo con meno di due mesi di anticipo.

La questione sembra di lana caprina e la dice lunga sulla volontà di questa classe politica di adeguarsi alla spending review che i cittadini italiani hanno già dovuto sperimentare duramente sui bilanci familiari in questi ultimi tre anni. Ancor più curioso notare come la sottolineatura procedurale arrivi proprio da Calderoli, che accompagnerà per sempre col suo nome (in coabitazione con l’ex presidente Ciampi che modificò e firmò il decreto) il sistema elettorale più sgangherato della storia repubblicana, il Porcellum. Così impresentabile da non essere in grado, al termine di una tornata elettorale, di definire chi ha vinto e chi ha perso.

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