C’è anche la luna

«Santità, guardi quanta gente c’è ancora in Piazza San Pietro». Ma Papa Giovanni, stanco al termine di quella storica giornata, si limitò a dire: «Non parlo, ho già detto tutto stamane». Era la sera dell’11 ottobre 1962, e l’apertura del Concilio Vaticano II aveva messo il pontefice bergamasco davanti agli occhi del mondo.

Un evento planetario che avrebbe cambiato per sempre la Chiesa. Possiamo immaginare il sollievo umano del Papa, tornato Angelo Roncalli nel suo appartamento, mentre la sera lasciava il posto alla notte romana. «Santità, è rimasta molta gente, c’è anche la fiaccolata, venga a vedere». Sembrava che il segretario intuisse qualcosa, avvertisse una premonizione. Guardò ancora una volta il popolo della cristianità assiepato fra i colonnati, comprese il fascino di quella situazione - oggi, nell’era dell’immagine, la chiameremmo perfezione scenica - e non si arrese. «Santità, venga a vedere, è salita anche la luna. Le lascio aperta la finestra per una benedizione».

Loris Capovilla, che tre giorni dopo avrebbe compiuto 47 anni, fece un passo di lato e Papa Giovanni si affacciò. Immediatamente colse l’essenza di quella notte di luce. E spontaneamente parlò. Non aveva scritto nulla. Andò, come si suol dire, a braccio.

«Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una sola, ma riassume tutte le voci del mondo; e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera - osservatela in alto -, a guardare questo spettacolo». Era l’inizio dell’immortale discorso della luna. Grazie a un Papa Santo e a un Segretario tenace.

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