Così proteggiamo Expo

«Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?». Difficile che i poliziotti impegnati ieri nello sgombero di case okkupate dagli anarchici abbiano intonato il notissimo refrain di Lucio Battisti

Ma la domanda è esattamente quella. Le forze dell’ordine intervenute a Milano in un’operazione preventiva per impedire ad antagonisti e black bloc di andare oltre le manifestazioni di dissenso in chiave Expo (traduzione, sfasciare e bruciare tutto) hanno ritrovato tre tedeschi conosciuti per danneggiamenti, tumulti e altri reati in Germania. Erano già stati fermati due giorni prima con gli stessi capi d’imputazione: occupazione abusiva e detenzione di mazze ferrate, materiale per produrre bombe molotov, martelletti per spaccare vetrine, caschi e tutto quell’armamentario da guerrigliero metropolitano noto alle questure dai tempi di Casarini e Caruso (che oggi insegna all’università).

La polizia aveva denunciato 26 persone: 6 italiani, 16 francesi, 4 tedeschi e disposto per tre dei quattro un provvedimento di «allontanamento dal territorio nazionale». E allora che ci facevano due giorni dopo nello stesso posto con altri compagni d’avventura, pronti alla pugna? Con sorpresa della Digos, la disposizione non era stata convalidata dai giudici dell’Ufficio immigrazione del Tribunale civile di Milano, che hanno lasciato liberi gli «indesiderati» perché le accuse erano state formulate in modo generico e impreciso. Fatti uscire dalla porta, sono rientrati dalla finestra. Un’ulteriore conferma che la nostra è al tempo stesso la culla del diritto e quella del rovescio.

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