Duecento

I dispersi sarebbero duecento, ricomincia la tragica conta. Bloccato il canale balcanico con la chiusura di Idomeni e l’insofferenza dei paesi mitteleuropei; rallentati i flussi sulla sponda greca con i pesanti finanziamenti alla Turchia (sei miliardi), ecco che si torna sull’autostrada d’acqua verso l’Italia.

È il tragitto più insidioso per profughi e migranti, una rotta spesso mortale tornata ad essere invitante con l’arrivo del bel tempo, che invoglia a salire sui barconi e a prendere il largo. senza rendersi conto delle insidie.

Sarebbero duecento i dispersi, mentre l’Europa si riunisce per l’ennesima volta davanti al tema più spinoso. A differenza dei dinieghi passati sembra esserci ottimismo fra gli Stati membri attorno al progetto italiano, che prevede un investimento comunitario nei Paesi africani di partenza per garantire un inizio di sviluppo economico e l’emissione di eurobond per finanziare iniziative a controllo del fenomeno (chiamati migration bond). Il presidente della Commissione, Juncker, si dichiara «molto contento, lavoreremo a stretto contatto con Renzi». Il presidente del Consiglio europeo Tusk aggiunge «apprezzamento per l’ambizioso piano italiano», gli Stati accolgono l’idea con favore e per la prima volta compattezza (anche quelli dell’Est contrari per principio alla gestione comune dei flussi).

Ma l’accordo potrebbe non passare perché l’unica nazione che ha già detto no alla proposta è la Germania. «Il governo non vede alcuna base - scrive il portavoce Seibert - per un finanziamento comune dei debiti per le spese degli Stati membri per l’emigrazione». Duecento dispersi non bastano a cambiare idea?

© RIPRODUZIONE RISERVATA