Ecco i bonus
dell’ente inutile

L’ente inutile non è del tutto improduttivo se continua a pagare i bonus a chi ci lavora. Ma che lavoro potrà mai fare per guadagnarsi un bonus, chi è in organico in un ente inutile? Il paradosso è evidente e la risposta è un acronimo: Cnel. Che sta per Consiglio dell’Economia e del Lavoro, abolito dalla riforma Boschi.

Ma evidentemente non del tutto se continua ad erogare denaro a dirigenti e dipendenti, premiando la produttività (che è stata zero per anni e difficilmente è aumentata dopo la soppressione) con assegni da dieci a sedicimila euro.

Il Cnel è un ente di consulenza economica popolato da politici e sindacalisti che in 60 anni di attività ha prodotto 5 pareri e 16 disegni di legge, nessuno dei quali approvato dalla Camera o dal Senato. Parcheggiato nella stupenda villa Lubin al centro di Roma, non è mai stato alla ribalta per il suo impegno nel promuovere l’economia italiana all’estero, ma per i costi di gestione: anche adesso che è di fatto abolito costa al contribuente sette milioni di euro l’anno.

Del resto i 65 fra dipendenti, dirigenti e tecnici un compenso lo devono ricevere. E in attesa di essere imbarcati in altri uffici (prevalentemente al ministero dell’Economia) se ne stanno alla scrivania. Così concentrati nel guardare dalla finestra da aver meritato il premio di produttività. Il presidente Salvatore Bosco, interpellato sul tema, ha risposto: «Quel premio lo meritiamo, continuiamo a fornire pareri. È anche vero che mia moglie mi dice: che ci vai a fare in ufficio?».

Così sopravvive il Cnel, abolito per legge nell’Italia che non riesce a passare dalle parole ai fatti.

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