Elezioni fotocopia

Mentre nel resto del Paese si discettava del trionfo di rigori in Juve-Roma e del Tfr in busta paga agli italiani (in ordine di importanza per i Tg), in Sicilia domenica si votava. C’era una tornata elettorale, dalle parti di Siracusa, e nessuno ce lo aveva comunicato. Anche perché, constatata l’assurdità della vicenda, il silenzio mediatico ha avuto lo stesso effetto del fatidico velo pietoso.

A Pachino, patria dei pomodori secchi, e a Rosolini si sono replicate le elezioni regionali del 2012. Laddove il termine replicare significa proprio rifare in fotocopia, con le stesse liste, gli stessi candidati e gli stessi elettori di allora.

Come se, invece dell’espressione in evoluzione del volere popolare, si trattasse della rimessa in onda di un film di Totò. L’esito delle elezioni originali, vinte dall’attuale governatore Rosario Crocetta, era stato contestato da Giuseppe Gennuso, candidato nel Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo e sconfitto per cento voti.

Il riconteggio delle preferenze dubbie non era stato possibile poiché le schede erano state distrutte dall’allagamento del locale del Tribunale di Siracusa nel quale erano conservate.

Così il Consiglio di giustizia amministrativa che ha accolto il ricorso ha imposto di rifare le elezioni a Pachino e Rosolini «cristallizzando l’elettorato attivo e passivo». Come se in due anni il piccolo mondo dei due paesi fosse rimasto immobile per effetto di un raggio paralizzante sparato, poniamo, da un’astronave aliena.

Nel frattempo, in sfregio al decreto, qualcuno è morto, qualcun altro è diventato maggiorenne è uno dei partiti in gioco, il Pdl, non esiste più. Chi perde potrà sempre fare ricorso e, ne siamo certi, troverà un Tribunale che gli darà ragione.

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