Ente inutile al voto

Non vorremmo lasciar credere d’essere i sostituti naturali del commissario Cottarelli. Non ne abbiamo le phisique du rôle e neppure le attitudini a lavorare di decimali e di percentuali.

A chi domanda a bruciapelo: «perché hai fatto il giornalista?» di solito rispondiamo: perché siamo più amici delle parole che dei numeri.

Eppure non c’è giorno in cui parole e fatti non debbano fare i conti (rieccoci) con i numeri, in questo Paese dove tutti pensano di risparmiare con i soldi degli altri. Il pistolotto arriva dopo esserci imbattuti nei Comites, dei quali si sta organizzando il rinnovo. Ma chi sono i Comites? Sono i comitati degli italiani all’estero ed erano stati istituiti per rappresentare, proteggere, aiutare gli immigrati quando ancora non c’era il voto estero. Oggi sono un doppione che si sovrappone ad ambasciate e consolati e istituti di cultura.

Per la verità un costoso doppione, se è vero che per organizzare le elezioni nelle varie sedi lo Stato dovrà mettere a disposizione 9 milioni di euro, ai quali vanno sommati i 2,5 che l’Italia (quindi noi contribuenti) spende per pagare l’affitto delle sedi, le segreterie e le relative diarie. Le elezioni dovranno svolgersi entro dicembre, dopo tre rinvii e dieci anni di silenzio, anche se la legge prevede il rinnovo delle cariche ogni cinque anni. Nessuno se n’era accorto, e questo la dice lunga dell’interesse e dell’utilità pratica di un simile istituto. In tutto i Comites sono 124 e i maligni sottolineano che a scavare lì sotto si troverebbe una Parentopoli grande come una necropoli. Messaggio ricevuto, andiamo a comprare una pala.

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