Giochi da sindaci

Medaglia d’oro al sindaco di Boston, nuovo recordman di salto in lungo, che s’è proiettato fino al 2024 e ha detto no alle olimpiadi.

«Se oggi per andare avanti è obbligatorio firmare una garanzia, non posso impegnarmi mettendo a rischio i contribuenti. Quindi la mia città non concorrerà più a ospitare i Giochi del 2024». Firmato Marty Walsh, primo cittadino di una stupenda metropoli europea finita con il Mayflower sulla riva del Massachussetts (Usa). Il sindaco è un uomo saggio, non intende firmare impegni e cambiali in decine di milioni di dollari che diventeranno centinaia, consapevole che di questi tempi anche in una perla (ricchissima) come Boston è meglio utilizzare il denaro pubblico per faccende più concrete, per esempio far funzionare i trasporti pubblici, combattere la corruzione, modernizzare l’aeroporto, abbattere il deficit amministrativo, gestire secondo standard di alto livello la raccolta rifiuti, far si che l’immagine della città continui ad essere all’altezza della sua fama.

Per due motivi: perché i cittadini possano viverci con orgoglio e i loro denari (quelli delle tasse) vengano investiti con intelligenza e senza sprechi. Le olimpiadi? Lasciamo perdere, ha pensato mister Walsh. Le uniche con un avanzo positivo sono state quelle di Atlanta nel 1996, prima e dopo solo voragini coperte dallo Stato centrale. Certo, Barcellona ’92 fu un successo e la città ne uscì trasformata in meglio, ma per farlo la Spagna investì ogni suo avere: doveva dimostrare al mondo che il medioevo franchista era finito. Così Boston si ritira e i giochi del 2024 potrebbe vincerli Roma. Che tutti quei problemi, evidentemente, non li ha.

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